Estratto del libro
Dipartita del dio supremo
Vento suolo
vena cielo
ventre volo
telo
la n di odo
difono dell'uo
Quarta di copertina
Voce oracolare, voce che sale dal fondo dell'antro; questa, sì, del tutto fuori possesso e tuttavia connotata di ironia, di crudeltà, di quella per versione propria di una phoné che svia, inganna il presunto ascolto. Si tratta di un soggetto del tutto sommerso, lontanissimo dall'articolazione del significato, e pur alla ricerca della significazione; di un io cumano non ancor disgiunto o che mai si è disgiunto dal mormorio della Sibilla. Lo sapete: la Sibilla trovava nel vento il compagno, il correo degli spostamenti, dei lapsus, insomma degli inganni e dei miraggi tramati a danno dell'interpellante, di chi voleva sapere.
Nulla di più facile: una lettera per ciascuna foglia, un segno discreto affidato al vento. Sto parlando di una esperienza nella quale la catena del discorso è solo apparente, fatta com'è di elementi permutabili, di fonemi e monemi che possono liberamente perdersi in una partita giocata, contro il soggetto. Il soggetto, non potendo dire di se stesso, non può neppure esser detto secondo un proprio segreto intendimento. Tra il geroglifico e la voce c'era uno spazio, si svolgeva una sorta di scena, ove le carte potevano essere truccate. Ebbene, proprio in questo spazio accade la combinatoria, avvengono gli scarti, i lapsus, le imboscate che inducono il soggetto a errare, a rinunciare all'orientamento. Il soggetto è Vacante, è perfidamente in vacanza; cioè in vaganza. Soggiogato dallo stile dell'oracolo, scoprirà che lo stile è uno stilo.
(Gino Baratta)
Prefazione di Gino Baratta
(1980)
esercizi per l'azzeramento del nome di dio
scolalingua
vaganze
lo stilo dell'oracolo
(1981)
cantimene
i punti marginali
quadri
(1982)
verbi
voce
(1983-1984)
filastrozza
le orecchie del lupo
apocalisse
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