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Carta intestata
Ennio Cavalli
a cura di Renato Minore
Carta intestata
Anno: 1982
Pagine: 143
Prezzo: € 7,75

Collana: Collana di poesia
ISBN: 8877700254

Estratto del libro
Pettini setole stoffe

Pettini setole stoffe
qualcosa ci sfiorò ripetutamente.
Ruoli, sconfinamenti, segreti:
percentuale che rese praticabile
lo smercio.
Apparenze novità sobbalzi
e fummo subito distanti.
La mano percorse i luoghi
della crescita e della stanchezza.
La lingua promulgò chiacchiere
e sillogismi.
Morbide attinenze sui prati
nei letti, in fondo a uno sguardo.

Macchia viola e cuore sincrono
luci accese e degeneri
sottratte le chiavi di casa.
Chi mimetizza il visibile,
l'attimo che non si può rivivere,
che tutti sanno?
Cosa frantuma strade, volti
e sesto senso?

Quello che non finì sottopelle
si annida tra le cime degli alberi
è quanto si vorrebbe arguire.

Quarta di copertina
Ora che si presenta al suo quarto vitalissimo appuntamento, con Carta intestata, la poesia di Ennio Cavalli acquista ancor più un colore tutto suo, una coerenza di replica e di variazione (una tenuta, si sarebbe detto qualche anno fa) che la rendono inconfondibile. Quasi in apertura Cavalli avverte: “Agli stessi occhi, allo stesso modo / ogni cosa è mostruosa e tenera”. Lo dice con la lapidaria concentrazione di una lingua disossata e fluente a un tempo, che usa i moduli di una metafisica ironia.
Spiazzante centralità di temi (l'ambiguità, la duplicità delle cose, dei sentimenti; l'irrisolta dialettica tra oscurità e chiarezza che ha seguito come un'ombra le vicende della nostra poesia contemporanea), in cui la pertinenza dell'obiettivo si svolge come in margine, come chiesa volutamente secondaria, sagacemente periferica rispetto a un nucleo non detto. Strategica parsimonia che fa meglio comprendere tutto un processo mirante a una crescita a raggiera, senza perdite nella continuità dei confronti possibili, ma con calme tesaurizzazioni.
“Chi mimetizza il visibile, / l'attimo che non si può rivivere, / che tutti sanno?”. L'interrogativo sembra esplicitare una tensione tra il piano delle “cose” (viaggi, incontri, quartieri, occasioni, parole, amori) e quello del dirle che le consuma, che le sottrae alla indefettibile certezza (precaria) dell'esistenza, per quella lucente ma esosa della parola poetica.
L'impresa è vittoriosa: Cavalli enuclea referti che riguardano i residui di un'infanzia non troppo mitica (l'unica a sua e a nostra disposizione), la presa su una realtà di condominii urbani (come si legge in Via Revere), l'occhio posato sulle tante immagini a confronto anche attraverso la storia e la cronaca di violenza di questi anni. L'attenzione fenomenologica è costante, visiva, allargata: “Un viaggio è sempre di ritorno. / Ogni valigia un segno, ogni virata / un graffio dove ti aspettavi”.
Che alla fine la poesia (e la fiducia nella poesia) suonino a festa è un segno positivo, eccezionalmente positivo, non soltanto per Cavalli ma per tutta un'area di riconoscibilità della “nuova” poesia che qui tocca uno degli esempi più alti.
(Renato Minore)
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