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Nella notte venne e baciò le mie labbra
Juan Liscano
a cura di Alberto Cappi
Nella notte venne e baciò le mie labbra
Anno: 1981
Pagine: 212
Prezzo: € 9,30

Collana: Collana di poesia
ISBN: 8877700858

Estratto del libro
Limite

Come faccio, così rifaccio il mio cammino,
mi ripeto all'indietro; e per i dolori
cuore estenuato,
vado calcando gli ieri, gli allora.

Che difficile, fratelli, morire di fronte!

Come ci costa percorrere il tempo;
dormire la notte, destarsi da ieri,
guardare, nuovamente, il sole
e vestirci, fratelli, vestirci di oggi.

Se le orme non fossero se non orme,
se passasse il passato davvero,
io potrei esser condor
io potrei essere fonte.

In tutta buona fede, potrei
svoltare l'angolo dell'aurora
far colazione di tutto cuore,
baciare la bambina in pace di spirito,
e alla fine, teneramente, tornare di sera,
dormire di notte, destarmi da ieri,
guardare, tanto nuovo, il sole
e vestirmi, anima mia, vestirmi di oggi!
Quarta di copertina
Più che la selezione antologica di un'opera costruita nell'arco di numerosi anni, Nella notte venne e baciò le mie labbra, con le sue varie scritture inedite, forma un testo nuovo; vale a dire, un testo inventato con il materiale di altri testi, che appare per la prima volta – e sorprendentemente – nella mappa scritturale della nostra cultura.
Poesia sostanziale, la parola nomina, fonda, cerca un diverso ordine.
Poesia essenziale, il verso è il tempo che tenta di rioriginare il reale.
Poesia attanziale, il poema illumina la sala da gioco dove si scontrano, sempre, due forme d'azione: fuoco e acqua, uomo e donna, vita e morte...
Il verbo di Liscano entra nella dialettica elementare delle opposizioni e segue una scia nella quale i contrari tendono a fondersi. Uomo e Natura – architemi della contraddizione ossessiva – chiedono di abolire la distanza nella forma e di riscattare il significato di una supposta comunione perduta. Così la magia, il volo, il periplo dell'inappartenenza dell'io, sono vie che tessono un incontro. In un istante il passato rinasce; il presente è passato a venire. Istante del nominare: la parola evoca, invoca, modella la dimensione tragica dell'essere.
Nel guardarsi parola, la visione è attraversata da un fuoco: l'amore in cui incalza il rapporto sesso/linguaggio. Dunque, l'abbandono e la dispersione del soggetto; mistero o vuoto di uno specchio in cui si riflette una luce che non è di una realtà sconosciuta.
Per questo il testo è della metafora, dell'ossimoro, della metamorfosi, quali parabole che sradicano grammatica e sintassi per spingersi, spesso, a bucare le barriere del discorso e della storia per profetizzare, nel territorio del segno, la voce della scommessa.
(Alberto Cappi)
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