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L'Arca Ciliegio
Kobo Abe
L'Arca Ciliegio
Anno: 1989
Pagine: 252
Prezzo: € 12,91

Collana: Romanzi
ISBN: 8877702036

Un romanzo d'avventura che va oltre i canoni del genere inserendo l'elemento parodistico, uno spiccato senso per il tragico e sfocia talvolta nel saggio.

Abe chiude i suoi personaggi in un rifugio antiatomico che, sebbene non si muova, chiama Arca; trasforma il capitano Nemo in un pazzo visionario basso e tarchiato; sostituisce alla scoperta di terre lontane la difesa del proprio territorio in preda all'inquinamento, ai rifiuti, alle nuove malattie.
L'autore, medico e scrittore d'avanguardia, affronta il disastro ecologico a cui stiamo assistendo negli ultimi trent'anni: disastro inteso come degrado ambientale ma anche come crisi dei rapporti umani. Con la sua vena surreale, ironica, dissacrante tra il Kafka de Il Castello e il Samuel Butler di Erewhon, sottolinea la responsabilità di ciascuno verso un pianeta martoriato, mette in discussione la fiducia incondizionata nelle macchine e travolge il lettore con un romanzo indimenticabile.
Estratto del libro
Una volta al mese, mi reco a fare acquisti nella strada della Prefettura. Impiego un'ora in auto, ma vado ugualmente, perché, nei negozi del vicinato, non trovo oggetti come guarnizioni per rubinetti, lame di ricambio per utensili elettrici, batterie di grandi dimensioni. E poi, se possibile, non desidero incontrare persone che mi conoscono. In tal caso, infatti, i miei, soprannomi mi seguirebbero come ombre.
La gente mi chiama "maiale" o "talpa". Sono alto un metro e settanta, peso novantotto chili, ho spalle cadenti , braccia e gambe corte. Per non mettere in risalto la mia figura, ho persino provato a indossare un lungo impermeabile nero. Ma la mia illusione è tristemente svanita davanti al Municipio appena costruito, sul viale della stazione. Il Municipio è una intelaiatura di ferro ricoperta di vetri neri, un edificio simile a un cupo specchio, davanti al quale sono obbligato a passare quando intendo salire sul treno. Riflesso sul vetro nero, sembro un balenottero che abbia perduto l'orientamento o una palla da rugby scolorita in un immondezzaio. È divertente vedervi riflesso, deformato, lo scenario della strada, ma la mia immagine distorta suscita soltanto squallore. Quando, poi, giunge la stagione calda, i solchi delle rughe sul doppiomento mi si dilatano per il sudore e mi compare facilmente un eritema.
Quarta di copertina
Può immaginarsi, ai nostri giorni, la fine del mondo sotto una forma diversa dalla guerra nucleare? Quest'Arca sarebbe un rifugio antiatomico, in fondo a una cava abbandonata.
Forse perché i compagni di ventura del narratore sono un venditore ambulante d'insetti immaginari, simbolizzanti il tempo e una coppia di comparse, quest'Arca è uno specchietto per le allodole? Può dirsi altrettanto dell'ultima catastrofe?
Con una fantasia mordace, Kobo Abe mette in scena una curiosa parabola, minuziosamente descritta in uno stile a un tempo estremamente realista e straordinariamente poetico, dove si ritrovano i temi che gli sono cari: l’animalità dell’uomo, l’ossessione del sesso, la mostruosità labirintica della vita sociale, la sparizione del genere umano.
A volte parodistico e a volte onirico, questo romanzo, di grande audacia stilistica, scritto dopo sette anni di silenzio, arriva quando l'autore è candidato al Premio Nobel.
Echi di stampa
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