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Teoria letteraria in Giappone e in occidente
Katsuhiko Takeda
Teoria letteraria in Giappone e in occidente
Anno: 1987
Pagine: 176
Prezzo: € 12,91
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura: brossura

Collana: l'alingua
ISBN: 887770229X

Estratto del libro
Dopo che mi fu affidata una cattedra di letteratura giapponese in un'università americana, mi furono poste, con mia grande sorpresa e imbarazzo, domande che in Giappone non avrei mai immaginato. Quando mi recai all'Università di Florida, a Gainesville, per un corso intensivo, Thomas Swann, il massimo esperto di Kawabata, mi domandò come mai nella Raccolta di letteratura mondiale pubblicata in Giappone fossero state dimenticate le più famose e rappresentative opere della letteratura giapponese: non seppi che cosa rispondere. [...]
Dall'epoca Meiji in poi noi giapponesi, saliti in ritardo sull'onda della modernizzazione, siamo stati tormentati da complessi nei confronti dell'occidente e abbiamo perso la capacità di giudicare l'originale valore della nostra arte e della nostra letteratura. Persino i critici letterari più famosi si sono lamentati deplorando che in Giappone non sia mai esistito un solo Balzac. Capovolgendo questa scoperta si potrebbe rimpiangere che in Francia non sia mai esistito uno Yakamochi, né un Basho. Sebbene i giapponesi, a causa dei loro radicati complessi, non amino parlarne, sono convinti che la loro letteratura sia incomprensibile non soltanto agli occidentali ma anche a tutti gli stranieri. È questa l'opinione di chi sostiene che con la traduzione inglese del Genji Monogatari si possa tutt'al più capire la trama, ma non apprezzare l'estetismo del "senso di caducità delle cose del mondo".
Quando Yasunari Kawabata ricevette il premio Nobel, tale complesso d'inferiorità si propagò anche al mondo dell'informazione, e i giornalisti finirono con lo scrivere frasi come: "Possono gli stranieri comprendere il Paese delle nevi?" oppure "È possibile supporre che vi fosse nella giuria incaricata di assegnare il premio qualcuno in grado di leggere il testo dell'originale giapponese?". Inoltre balzarono purtroppo in scena esecrabili specialisti in lingua inglese che incominciarono acercare le imperfezioni nella traduzione di Edward G. Seidensticker.
[...] ho l'impressione che a noi giapponesi manchino i presupposti per potere considerare da un punto di vista internazionale non solo la nostra letteratura, ma anche la nostra arte. Sebbene alcuni testi giapponesi ci paiano degni di figurare in una collezione di letteratura mondiale, siamo riluttanti a considerare "mondiale" un'opera giapponese. Uno dei motivi che mi hanno indotto a scrivere questo libro è il tentativo di sradicare questo genere di rivoltante nazionalismo artistico. In Giappone si crede che gli occidentali non possano comprendere la letteratura giapponese perché gli haiku hanno riferimenti stagionali obbligati, perché nelle poesie tradizionali vi sono termini allusivi. Ma chi contempli la letteratura giapponese agitando la bandiera di broccato di questo genere di logica è naturalmente destinato a essere contraddetto con un altro tipo di ragionamento: è possibile forse tradurre in giapponese l'espressione shakespeariana "pun"? Esiste forse in lingua giapponese un vocabolo perfettamente corrispondente al termine "sonetto"? La letteratura, che è un'arte basata sulle parole, diversamente dalla musica, dalla pittura, dalla scultura e dall'architettura, presenta a chi voglia comprenderne l'essenza un'assoluta difficoltà. Tuttavia io credo che sia possibile capire e apprezzare un testo in lingua straniera e afferrarne il significato a un livello quasi pari a chi si esprime in quella lingua fin dalla primissima infanzia...
Quarta di copertina
Alcuni giapponesi dicono di non avere scrittori paragonabili a Balzac. Ma perché non sostenere invece che in Francia non esiste un solo poeta come Basho o Jakamochi? Sul filo di questo paradosso, Takeda scrive la bellissima storia della letteratura giapponese confrontando haiku, saggi, tragedie, commedie e romanzi giapponesi con la letteratura occidentale.
Huxley, Woolf, Salinger e numerosi altri scrittori sono chiamati da Takeda a testimoniare qui come la letteratura giapponese si è trovata spesso ad anticipare termini e modi propri del pensiero occidentale. Nell'epilogo, Takeda indica la sessualità e il tempo come le questioni essenziali da cui procederà la letteratura giapponese dei prossimi anni.
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