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Catalogo generale delle sculture
Alessio Paternesi
a cura di Carmine Benincasa
Catalogo generale delle sculture
Anno: 1990
Pagine: 96
Prezzo: € 20,66
Dimensioni: cm 21,0x29,5
Legatura: brossura

Collana: Le peintre et le temps
ISBN: 8877702958
Contributi di: Alessandro Masi, Armando Verdiglione, Cristina Scassellati
Paternesi sospende l'orizzontalità e, con essa, l'intera geometria euclidea, di cui si ammanta ogni criticismo. Nessun continuo. Nessun punto fermo. Né morto. Né cieco. La scultura di Paternesi apre alla verticalità delle cose.

Questo catalogo di opere scelte dell'artista (dal 1969 al 1990), redatto in due lingue (italiano e inglese), ha accompagnato la mostra tenutasi ad Altomonte, nel 1990, nell'ambito del Festival dei due Mari.
Estratto del libro
Questo volume raccoglie l'intera opera scultorea dell'artista Alessio Paternesi per un arco di tempo che va dalla metà degli anni sessanta a oggi e per un totale di oltre cento soggetti, divisi per ordine cronologico, tematiche e intenti narrativi.
Sono opere che racchiudono un'esperienza creativa lunga oltre trent'anni, caratterizzata da una tensione espressiva coerente e tenace, fatta di richiami e di evocazioni, di slanci e di novità, di immersioni poetiche nel labirinto a specchi dell'universo dell'arte.
Queste sculture sono testimonianze assorte, languide, avvolte nel silenzio, avulse dalla storia, avvitate nella penombra dei secoli, emarginate e lontane dall'incidenza del tempo e dall'inesorabile consunzione delle stagioni. Sono flebili e esili figure poste sulla soglia che congiunge e separa la vita dall'eterno riposo, nell'antro turgido di penombra della memoria, prossimo al mistero della resurrezione della carne che attende come destino la storia dell'uomo, del mondo e delle cose.
Quarta di copertina
Le sculture di Paternesi riflettono le suggestioni ritmiche e formali dell'opera di De Chirico, dei Valori plastici, di Carrà e Martini e di molteplici testimonianze artistiche successive e poi ritornano a riflettere un universo parzialmente arcaico. L'opera di Henry Moore non ha di certo lasciato indifferente la sua stagione pittorica giovanile o perlomeno relativa agli anni sessanta-settanta, ma la distanza fra i due è di origine diversa: Moore tentava di coniugare e recuperare alla natura la forma della storia; Paternesi cerca di ritrovare dentro la storia l'ignoto metafisico del flusso naturale delle cose fino a renderlo leggibile e – cautamente – prevaricante.
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