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In attesa di reato
Giuliano Naria
In attesa di reato
Anno: 1991
Pagine: 214
Prezzo: € 13,94

Collana: Romanzi
ISBN: 8877703059

Dodici anni di ingiusto carcere. Una storia italiana tra Sessantotto e terrorismo, giustizia negata e reati inesistenti

1974: le Brigate Rosse sequestrano il magistrato Mario Sossi. Giuliano Naria assomiglia a uno degli identikit.
1975: le Br sequestrano Luigi Casabona, capo del personale dell'Ansaldo. Aveva licenziato Naria alcuni mesi prima.
1976: un commando delle Br uccide il procuratore generale della repubblica Francesco Coco. Per Giuliano Naria è l'inizio della fine. Viene ingiustamente accusato del sequestro Casabona e poi di far parte dell'organizzazione terroristica. Viene tradotto in carcere e lì marcirà per dodici lunghi anni fino al fatidico 1986, anno in cui viene assolto da tutta la valanga di accuse piovutegli addosso.
Questa è la sua storia, scritta in prima persona con tutta la forza della disperazione, la fierezza di chi non si arrende e lo smarrimento di chi non vuol credere a ciò che gli sta capitando.
Una storia toccante che fa rabbia e tenerezza. Una storia italiana.
Estratto del libro
Sono un imputato. In attesa di giudizio da oltre dodici anni. Sono completamente concentrato su di me. Il mondo? Non ne so nulla. E non ne voglio sapere nulla. Ne ho abbastanza di quello che mi accade dentro.
Ogni giorno qualcuno mi dice: "Apriti agli altri. Quand'è che ti riconcilierai con ciò che ti circonda?". O, più semplicemente: "Sei disperato". Ma non mi lamento, sotto questa pelle ci sto. Un altro vestito non mi piace. Intanto, sono sordo. E quando il rumore si leva troppo forte accendo il mangianastri. Rumore scaccia rumore. Non ho molte ragioni valide. Non ho neppure argomenti per giustificarmi. Sono allenato a non prestare attenzione.
Quarta di copertina
Il caso Naria è esemplare della lunghezza della carcerazione preventiva: per oltre dodici anni imputato in attesa di giudizio o, meglio, in attesa di reato. Per Naria fu promulgata la prima legge speciale — chiamata legge Cossiga — che allungava i termini della carcerazione preventiva con valore retroattivo: incominciava così l'emergenza. Caso i cui primi elementi si pongono nel 1974, quando le Brigate rosse sequestrarono il magistrato Mario Sossi: uno degli identikit somigliava, del tutto casualmente, a Giuliano Naria, assolutamente estraneo al sequestro Sossi, alle Brigate rosse e a qualunque forma di lotta politica organizzata. Nel 1975, le Brigate rosse sequestrano Luigi Casabona, capo del personale dell'Ansaldo, dove Giuliano Naria lavorava come operaio. Proprio Casabona lo aveva licenziato alcuni mesi prima per assenteismo. Nel 1976, le Brigate rosse uccidono il procuratore generale di Genova Francesco Coco, Giuliano Naria viene sospettato di essere uno dei componenti del commando: da questa imputazione verrà assolto con formula piena. Duecentocinquanta, fra poliziotti e carabinieri, vengono inviati per arrestarlo: inizia così la costruzione del personaggio, con l'usuale complicità di tribunale, carcere e mass media: il brigatista, l'Altro di cui avere paura, il "duro", la "belva", il "killer". Saranno i brigatisti pentiti a scagionarlo completamente. Assolto dalle imputazioni riguardanti i sequestri, verrà accusato di avere capeggiato le rivolte in carcere: anche da questa imputazione verrà assolto con formula piena. Giuliano Naria trascorre dieci anni nelle carceri speciali e nelle celle d'isolamento: gli anni delle prime insurrezioni carcerarie dei detenuti e delle violentissime repressioni dei carcerieri. Mai vittima delle circostanze, in questo romanzo Giuliano Naria dipinge anche l'affresco di un'epoca: dal sessantotto ai cosiddetti "anni di piombo", all'uccisione di Aldo Moro fino all'inizio degli anni ottanta.
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