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Processo di appello a Gesù Cristo
Ezio Ercole, Massimo Centini
Processo di appello a Gesù Cristo
Anno: 1991
Pagine: 172
Prezzo: € 13,94
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura: brossura

Collana: l'alingua
ISBN: 8877703091

A Gesù Cristo, condannato alquanto sommariamente e secondo una procedura non conforme alle regole, non era mai stato riconosciuto il diritto a un processo di appello. Massimo Centini e Ezio Ercole redigono questo primo processo di appello a Gesù Cristo e compongono un saggio sulle norme del diritto ebraico e di quello romano.
Estratto del libro
Alcuni autori sostengono che coloro i quali trassero in arresto Gesù non avrebbero agito secondo le leggi statuite: il diritto di arrestare un presunto colpevole di un delitto capitale era riservato al procuratore.
Per contro, bisogna dire che nelle province romane spettavano alle autorità locali le funzioni di polizia. Difficile quindi togliere legalità formale all'arresto di Gesù, compiuto dai servi del sinedrio e da un drappello della guardia del tempio. Inoltre, anche se le fonti evangeliche non ne fanno menzione, è verosimile che i carcerieri abbiano avuto un regolare mandato di cattura, come possiamo dedurre da un passo degli Atti degli apostoli:

Saulo, frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati (At 9, 1‑2).

Era quindi prassi seguita la presentazione di un "mandato" che dava piena legalità formale alla cattura.
[...]
Anche recentissimi commenti esegetici puntano l'attenzione sugli accompagnatori di Giuda, designati come delegazione delle tre fazioni del sinedrio. Quindi, a intervenire contro Gesù è l'autorità ufficiale giudaica, che incarna il supremo potere giudiziario.
L'ora notturna apparrebbe in netto contrasto con ciò, ma per paura del popolo i carcerieri non osarono prenderlo durante il giorno
La truppa era armata di spade e di bastoni che non avevano solo funzione "deterrente", ma erano adatti a uccidere. Giuseppe Flavio (Bell. 2, 176) narra di un'azione di polizia di soldati romani di Pilato, armati di bastoni di legno. E, secondo Eusebio (Hist. eccl. 2, 23, 18), Giacomo il Giusto fu ucciso con uno xylon.
Sorge ora un altro problema. Dato che, secondo Marco, quella della cattura era la notte di Pasqua, si sarebbe così violato il divieto di portare armi. All'epoca dei Maccabei alcuni giudei si rifiutarono di portare armi al sabato; ma richiamandosi alle Scritture (Lv 18,5) si era formata una tradizione giuridica che permetteva di portare le armi per difesa e sopprimeva il relativo divieto in caso di pericolo di vita. I sommi sacerdoti, di tendenze sadducee, quindi, non avvertirono sicuramente come contrario alla Legge il fatto che nella notte di Pasqua si portassero le armi per ragioni di ordine pubblico.
Entriamo ora nell'ordinamento giudiziario giudaico...
Quarta di copertina
A Gesù Cristo, condannato alquanto sommariamente e secondo una procedura non conforme alle regole, non era mai stato riconosciuto il diritto a un processo di appello. Massimo Centini e Ezio Ercole redigono questo primo processo di appello a Gesù Cristo con estrema chiarezza e semplicità, risalendo alle norme del diritto ebraico e di quello romano, senza tralasciare una precisa collocazione storica e sociale.
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