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Come dentro uno specchio. L'Europa nell'arte italiana 1990-1910
A cura di Carmine Benincasa
Come dentro uno specchio. L'Europa nell'arte italiana 1990-1910 (Non disponibile)
Anno: 1991
Pagine: 133
Prezzo: € 20,66
Dimensioni: cm 21,0x29,5
Legatura: brossura

Collana: Le peintre et le temps
ISBN: 8877703164
Contributi di: Carmine Benincasa, Loredana Rea
Estratto del libro
I pittori, come i poeti, realizzano il mondo, come se esso fosse il battito autobiografico dell'esperienza personale e della totalità del progetto di salvezza personale, perfino quando tale progetto fosse generato da ogni tipo di daltonismo o strabismo o altra cosa del genere. Il tempo della pittura è tempo di salvezza per la coscienza, per la coscienza di questa nostra epoca, di questa nostra storia.
E così la storia dell'arte è divenuta in questo secolo, per il compito che essa persegue, quello di ricamare solo sull'irrilevanza e sugli indizi che ammiccano ai segni, segni che capitombolano come Alice di Lewis Carroll quando precipita nel pozzo, sui simboli, e questi e quelli entrano "nel mio mondo ove ciò che è -non è, e ciò che non è-è" (Alice).
Scriveva Martin Heidegger: "Essere poeta del tempo della povertà (di cui parla Holderlin nell'elegia Pane e Vino) significa, cantando, ispirarsi alla traccia degli Dei fuggiti. Ecco perché nel tempo della notte del mondo il poeta canta l'Eterno".
Perciò il pittore del tempo della povertà deve espressamente dipingere l'essenza stessa della pittura. Ma ciò che l'artista dipinge, non è. La pittura è solo ciò che è, senza essere ciò che già è, né rivelazione
di ciò che già è visibile. [...]
La pittura crea l'universo della Pittura, e come ogni universo, anche questo ha la sua aurora (cominciamento), il suo movimento vitale e veloce – come il pensiero veloce – il suo compimento finale, la sua trasmigrazione interpretativa. L'universo della Pittura è l'universo dell'Alchimia linguistico-simbolica.
Quarta di copertina
Questa mostra non è un evento ricapitolativo delle vicende artistiche italiane del '900. Non racchiude né ratifica i risultati della ricerca dell'arte in questo secolo. Non ripercorre il cammino storico delle linee di tendenza o degli sviluppi poetici delle molteplici esperienze artistiche teorizzate a volte
in "manifesti" e a volte divenute soltanto testimonianza fedele di una "pratica" pittorica o del mestiere di pittore.
Questa mostra vuole essere come il gesto di Pollicino che dissemina lungo il percorso sassolini, uno dopo l'altro, al fine di lasciare orme e tracce per poter rileggere il sentiero percorso e, passo dopo passo, essere ripercorso per giungereal luogo che conduce alla casa.
"Occorre diffidare di colui che vuol mettere ordine" era solito affermare Diderot.
La vasta storiografia critica di questo secolo ha stabilito, da tempo e perentoriamente, gerarchie e valori, primati e graduatorie; ha individuato protagonisti e comparse, pronunciando giudizi sui vari ruoli storici svolti dai protagonisti e, tracciando senza alcuna perplessità la mappa degli eventi registrati in tutto l'arco del ventesimo secolo, ha pronunciato il verdetto sui ruoli istituzionali dei vari soggetti principali di questa storia e ha emarginato, se non obliato, altre storie di vita.
Noi, invece, siamo stati chiamati a mettere disordine, e vogliamo essere fedeli a questo mestiere. E questa fedeltà la viviamo anche in questa mostra, e il catalogo ne testimonia in parte il gesto differente e altro dall'ordine decretato dai grammatici del sapere dell'arte.
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