In Il Capitale Lettere. Donne e uomini di lettere per l'azienda, Alain Etchegoyen dimostra l'importanza della formazione umanistica per il mondo del lavoro. Secondo l'autore, che opera con i maggiori gruppi industriali francesi per ricerche sullo studio dell'identità aziendale, il Capitale Lettere può essere redditizio per i giovani e per l'azienda se essa accantona alcuni pregiudizi e, sopra tutto, se impara a sfruttarlo e a considerarlo un investimento a lungo termine. Estratto del libro
Da un lato, studenti e insegnanti che amano o hanno amato le lettere; dall'altro, aziende che assumono quadri giovani e meno giovani. Gli uni si sentono incapaci d'intravvedere vie che non siano aperte dal pubblico impiego; gli altri rispondono quasi solo alle candidature scientifiche o commerciali. Lo iato sembra consensuale.
Non genera né petizioni né manifestazioni né rivendicazioni e neppure recriminazioni. A ciascuno le sue scelte, si potrebbe dire, nel rispetto delle libertà democratiche. Se hanno scelto le lettere non vogliono saperne dell'azienda, pensano gli addetti alle assunzioni. Se scelgono professionisti, non vorranno saperne di noi, si rassegnano i giovani formati alle lettere. Le eccezioni confermano la regola; le statistiche ufficiali sono perentorie; tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili.
Invece, la messa in prospettiva rivela un malinteso. Dopo tutto, si potrebbe amare la letteratura, la storia, il latino, il greco, le lingue straniere, nonché la filosofia; si potrebbe formarsi seriamente in
essere, imparare l'intelligenza delle culture, la qualità delle operazioni, il rigore dell'analisi e, inoltre, interessarsi alle aziende. Dopo tutto, queste ultime avranno senz'altro bisogno di quadri europei, di uomini aperti, di approcci qualitativi, di un'intuizione delle complessità crescenti. Dopo tutto, alcuni interessi potrebbero convergere, alcune prevenzioni potrebbero essere tolte.
Questa visione prospettica non mi sembra dipendere né da un volontarismo irrealistico né da un'arringa pro domo narcisistica. Le condizioni oggettive sono combinate in modo che l'azienda
integri la cultura senza accantonarla nel sostituto della cultura aziendale.
Quarta di copertina
Sconsigliare ai giovani una formazione alle lettere perché non remunerativa risulta oggi un arcaismo. Questa formazione, infatti, più che un handicap può divenire una carta straordinaria, se giocata bene in un'impresa. Lo dimostra Alain Etchegoyen con Il Capitale Lettere. Donne e uomini di lettere per l'azienda, un libro che ha suscitato un vastissimo dibattito in Europa.
Il messaggio di Etchegoyen si rivolge tanto ai giovani, spesso timidi nell'avanzare le loro candidature, quanto ai responsabili del personale nelle industrie. Il Capitale Lettere può essere redditizio per i giovani e per l'azienda se essa accantona alcuni pregiudizi e, sopra tutto, se impara a sfruttarlo e a considerarlo un investimento a lungo termine.
Dopo Maastricht l'integrazione europea richiede alle imprese la capacità di adottare una comunicazione integrale, decisiva per la qualità dei loro prodotti e del loro know how. L'efficacia delle lettere è perciò, fin da ora, indispensabile. A partire dalla constatazione che l'indirizzo letterario-umanistico e quello scientifico non costituiscono affatto due ideologie contrapposte, il Capitale Lettere diviene un'istanza proficua per l'Europa.
Prefazione all'edizione italiana
Il Capitale Lettere: un investimento a lungo termine
Prologo
Introduzione
Dal grande scarto al falso problema
PRIMA PARTE – IL CAPITALE LETTERE
I. Le formazioni alle lettere come capitale
1. La presunta dequalificazione degli uomini di lettere
Definizione: lettere e scienze umane
L'"handicap" letterario
Pregiudizi sugli uomini di lettere
Il potere dell'analogia
I posti "di lettere" in azienda
Al piacere delle Lettere
2. Virtù letterarie
La nozione di "virtù letterarie"
Virtù di geometria
Virtù di finezza
3. Alcune poste in gioco del capitale lettere
Irreversibilità del Capitale Lettere
Il nuovo quadro europeo
Capitale Lettere e francofonia
La posta in gioco umanistica
II. Logiche di assunzione e Capitale Lettere
1. Quali uomini per l'azienda?
2. Gli statuti dell'assunzione
III. Il ruolo dei diversi attori
1. Università e insegnanti
2. La relazione con l'occupazione
3. Ipotesi d'una scuola‑setaccio
Conclusione – Non‑conformismo: uomini di lettere invece che guru
SECONDA PARTE – CONVERSAZIONI CON ALCUNE DONNE E ALCUNI UOMINI DI LETTERE DI RILIEVO
YVES CANNAE, La comprensione della difficoltà
FRANÇOIS DALLE, L'ossessione della qualità
MARYLÈNE DELBOURG‑DELPHIS, La performance delle lettere francesi
GIANFRANCO DIOGUARDI, Il gioco e il caso
ROGER FAUROUX, La qualità degli uomini
PAOLO GIRONE, L'altra comunicazione
PIER GIUSTO JAEGER, La qualità della narrazione
JEAN LAPORTE, Il rifiuto del conformismo
MICHEL‑EDOUARD LECLERC, Il bisogno di senso
GIANCARLO LOMBARDI, Verso una nuova cultura industriale
MARCO MAIOCCHI, Il Papalagi e la frontiera dell'informatica
PIERRE MOUSSA, La retorica decisiva
PATRICK PONSOLLE, La preoccupazione del lungo termine
ALBERTO RICCARDI, Alterum non laedere
MARINA SALAMON, Le donne, l'ironia, l'impresa
CLAUDE TAITTINGER, La promozione dei letterati
FRANCO TATÒ, I tre elementi della formazione filosofica
CORNELIO VALETTO, L'industriale e il sofista
Postfazione
ALBERTO CAVICCHIOLO, La questione prosegue
Appendice
Lettere di candidature e di CV di tre giovani formati alle lettere, spedite a 280 aziende francesi
Sigle ricorrenti
Note bio-bibliografiche sugli autori
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