Un testimone d'eccellenza rilegge e racconta venticinque anni di storia italiana

Un importante giudice italiano che ha presieduto, tra gli altri, il processo Moro, i processi alle Brigate rosse, alla Banda della Magliana e quello per l'omicidio di Marta Russo, rilegge, in questo avvincente romanzo, venticinque anni di storia italiana, venticinque anni chiamati "il tempo dei lupi".

Le acque del Tevere sembravano immote. Soltanto in qualche tratto, dietro i piloni dei ponti, piccoli mulinelli ne increspavano la superficie indicando il lento flusso. I biancastri muraglioni del fiume erano infocati. Un'afa crudele affliggeva la città.
Ettore Vannini, giovane sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, se non ci fosse stata nel suo parlare una leggera inflessione meridionale, avrebbe potuto essere scambiato per un normanno: alto, forte, con occhi azzurri, non slavati ma di un colore concentrato com'è niente affatto infrequente trovarlo nell'Italia del sud, crogiolo di genti diverse maturate sotto il medesimo sole.

Un ex ufficiale dei servizi di sicurezza muore in circostanze misteriose nella sede del suo ufficio di copertura. Suicidio oppure omicidio? È romanzo o è cronaca vera e attuale di avvenimenti dai tratti singolarmente simili, accaduti troppo spesso negli ultimi anni?
Questo giallo giudiziario ha uno scenario tutto italiano, nell'intrico fra magistratura, servizi segreti (italiani, americani, israeliani...), stampa, politica e industria.
Reticenze, slealtà, connivenze, conflitti tra corpi militari e tra colleghi di uno stesso corpo, la stampa che stravolge le notizie, testimoni intimoriti, una magistratura che si vorrebbe al di sopra delle leggi: in tutto ciò e in altro ancora s'imbatte il giudice Vannini, onesto sostituto procuratore incaricato dell'indagine, che tutti vorrebbero archiviata al più presto.
In uno stile nuovissimo da "romanzo televisivo", si susseguono imprevedibili immagini, storie, personaggi, fino a una conclusione "all'italiana", fra speranza e disperazione.