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Husserl, Wittgenstein e gli atti intenzionali
Albano Unia
Husserl, Wittgenstein e gli atti intenzionali
Anno: 1997
Pagine: 194
Prezzo: € 18,08
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura: brossura

Collana: l'alingua
ISBN: 9788877704627

Estratto del libro
Edmund Husserl (1859-1938),il fondatore del movimento fenomenologico, ha ispirato discepoli molto noti e di grande successo, tra i quali spicca il nome di Martin Heidegger, la cui opera fondamentale, Essere e tempo, che elabora il progetto di un' ontologia fenomenologica, contiene una dedica e un riconoscimento rivolto alla filosofia di Husserl.
Il presente scritto vuole, tuttavia, allontanarsi dal solco tradizionale che ha ispirato fenomenologi ed esistenzialisti, per privilegiare un altro tipo di lettura della filosofia husserliana, rivolto soprattutto alle tematiche concernenti la logica e la filosofia del linguaggio. In primo luogo, nel libro che segue, la fenomenologia viene presentata come una teoria esplicativa dell'intenzionalità che si avvale di un procedimento descrittivo di ciò che si mostra nel contenuto degli atti mentali intenzionali, dopo che sia stata effettuata la sospensione del riferimento fattuale ed empirico dato nel nostro ingenuo vivere naturale.
Quarta di copertina

Attraverso questo saggio si possono acquisire alcuni temi essenziali di due percorsi filosofici – quelli di Edmund Husserl (1859‑1938) e di Ludwig Wittgenstein (1889‑1951) – fondamentali per la filosofia e la cultura contemporanee, e si possono confrontare questi percorsi secondo una nuova ipotesi interpretativa: leggendo, cioè, Husserl alla luce della filosofia analitica del linguaggio e della logica, e reperendo in Wittgenstein, che sta alla base della svolta linguistica in filosofia, questioni proprie della fenomenologia husserliana. Nel libro, l'autore esplora in quale modo entrambi i filosofi siano stati influenzati da Frege, sia per quanto riguarda la critica allo psicologismo sia per la fondazione della logica. Con questa elaborazione, inoltre, l'autore avvicina la filosofia continentale a quella anglosassone e mette in rilievo il significato della svolta linguistica in filosofia.
A tessere il filo della nuova ipotesi interpretativa, esposta nel libro, è una serie di domande intorno all'intenzione: quando un atto è intenzionale e dove poggia l'intenzione? Sull'oggetto o sulle relazioni che intervengono parlando? Come si esplica la relazione intenzionale? La stessa fenomenologia di Husserl interviene qui come una teoria dell'intenzionalità. L'elaborazione dell'Autore investe anche i classici problemi ontologici, che così vengono riformulati alla luce della logica.

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