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La sociologia si chiama Clotilde. Comte e la religione dell'umanità
Gianfranco Morra
La sociologia si chiama Clotilde. Comte e la religione dell'umanità
Anno: 1998
Pagine: 217
Prezzo: € 20,66
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura: brossura

Collana: l'alingua
ISBN: 9788877705105

Estratto del libro
Trentanove anni dopo la morte dell'amata e ventisette dopo quella del Filosofo, nel 1884, tutto il mondo potè conoscere e ammirare, per le cure amorose del primo e più fede discepolo, Pierre Lafitte, la storia d'amore di Augusto e Clotilde attraverso la lettura del loro epistolario, non certo inferiore a quello che un altro filosofo, Abelardo, aveva intessuto con la sua Amata, Eloisa, settecento anni prima.
[...]
Morta prematuramente Clotilde, nella quinta di quelle lettere che ogni anno leggerà sulla tomba di lei, Augusto data dal 16 maggio 1845 l'inizio della nuova era: "Il positivismo religioso cominciò realmente, durante il nostro colloquio iniziale di venerdì 16 maggio 1845, quando il mio cuore proclamò inopinatamente, davanti alla tua famiglia meravigliata, la sentenza caratteristica, che, completata, divenne il motto proprio della nostra opera: on ne peut toujours penser, mais on peut toujours aimer". Ormai l'evento esemplare e unico è accaduto, la sua inserzione verticale nel tempo orizzontale consente di dividere in due la storia: prima e dopo Clotilde.
[...]
E verso l'una di domenica 7 settembre una vettura di piazza si fermò davanti al n. 10 di rue Monsieur‑le‑Prince. Clotilde ne scese, il volto velato, salì col cuore in gola le poche scale, tirò la corda del campanello. Comte l'accolse, la fece sedere su quella poltrona, che ormai apparteneva solo a lei e all'Umanità. Ma Clotilde vi rimase poco, solo alcuni minuti. Ben presto ridiscese le scale, risalì sulla carozza e fece ritorno a rue Payenne. Che cosa sia propriamente successo è noto solo ai due protagonisti.
Quarta di copertina

Tira brutta aria per la sociologia, questa industria del vuoto che non cava un ragno dal buco e il più delle volte non riesce neppure a indicare in quale buco è il ragno. Ma la sociologia "debole" della nostra epoca non va confusa con quella "forte" dei padri fondatori. Come Auguste Comte, la cui sociologia si chiama Clotilde de Vaux, la "vergine madre" che egli amò come una nuova Beatrice e che seppe stimolare in lui il più grande progetto politico-sociale del secolo scorso: la Religione dell'Umanità. Una costruzione, certo, inaccettabile e irrealizzabile, ma anche una fonte perenne di riflessione e progettualità, perché radicata sul principio del primato dello spirituale e del religioso. Senza l'amore per Clotilde, cui non corrispondeva alcun amore di Clotilde, la sociologia di Comte sarebbe rimasta un progetto scientifico e non una sintesi armonica di razionalità e di sentimento. Di tale amore il libro ripercorre, attraverso la corrispondenza dei due amanti durante l'"année sans pareille", la nascita sconvolgente e la tragica fine per la morte precoce di Clotilde.

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