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Ritorno all'occidente. Bloc-notes di un conservatore
Alfredo Mantovano
Ritorno all'occidente. Bloc-notes di un conservatore
Anno: 2004
Pagine: 291
Prezzo: € 20,00
Dimensioni: cm 14,5x21,5
Legatura: cartonato con sovraccoperta

Collana: l'alingua
ISBN: 9788877706744

Estratto del libro
Se, nella sostanza e oltre i distinguo, a sinistra, soprattutto in Italia, non ci si è allontanati dal comune denominatore che è stato l'humus – tra l'altro – del comunismo, non sempre a destra si è colta fino in fondo la lezione del crollo del Muro: troppo spesso ci si è limitati a un' analisi schiacciata fra i poli dialettici comunismo/ anticomunismo, senza cogliere il processo rivoluzionario nella sua dinamica e nel suo fondamento. È ben vero che l'analisi critica del processo posto in forse dai fatti del 1989 non è semplice né agevole; ma è altrettanto vero che, se essa non può essere compiuta in via principale dal ceto politico, non può essere ignorata dallo stesso. Anche perché la distrazione sul carattere strutturale della crisi – il "mondo in frantumi" – si traduce in distrazione sul corollario della dinamica della crisi medesima, che conduce all'esilio della politica. Il primo governo Berlusconi, nel 1994, non è caduto a causa di un" golpe" comunista, ma a causa di un commissariamento della politica, al quale hanno concorso forze estranee alla rappresentanza popolare. Nell'ottica tecnocratica – si torna al filo conduttore dell' Anti‑prince –la politica non funziona perché non usa i metodi delle scienze esatte. Non funziona perché si ostina ad affidare le decisioni a persone che non hanno competenza, che, cioè, non sono dei "tecnici". Ciò che è misurabile – in quest'ottica – è buono e reale, ciò che non lo è rientra nell'irrazionale, ed è da combattere. Che non si tratti di pensierini in libertà, ma di convinzioni diffuse e radicate è confermato proprio dagli esperimenti, realizzati negli anni 1990 della storia italiana, di "governi tecnici", con prefetti al vertice del Viminale e generali dell'esercito al vertice del ministero della Difesa...
Quarta di copertina
Una volta, un allievo fece notare a Hegel, il padre delle ideologie totalitarie moderne: "Ma, professore, i fatti contraddicono le vostre teorie". Il filosofo lo guardò con distaccata sufficienza. "Tanto peggio per i fatti!", fu la sua risposta lapidaria. Dopo il 1989, e ancor più dopo l'11 settembre 2001, fatti di straordinaria importanza hanno invaso la nostra vita tramite i mass media. Intorno a tali eventi ciascuno di noi porta i propri criteri di giudizio, i propri condizionamenti, le proprie "teorie".
Questo libro è il diario di un conservatore con incarichi di governo e di partito, coinvolto in prima persona nell'attualità politica. Tocca vari temi, dalla bioetica al terrorismo, dall'immigrazione alla libertà religiosa, dalle radici cristiane dell'Europa alla dialettica fra politica e tecnocrazia, ma ha come filo conduttore l'intento di mostrare che è giusto essere conservatori, in Europa come negli Usa. L'Autore ha composto questo taccuino politico non per dare conto della sua opinione, ma per comprendere una realtà che ci precede. Ha quindi preferito indossare la veste dell'allievo di Hegel, piuttosto che quella dell'incauto e pericoloso professore.
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