Estratto del libro
Il paesaggio offerto dalle relazioni tra linguistica e psicanalisi e, più a fondo, tra linguaggio e inconscio non è davvero sereno. Provare a descrivere questo paesaggio è andare di sorpresa in sorpresa: è constatare alternativamente i contatti più intimi tra le due discipline e i misconoscimenti reciproci più totali o più sprezzanti. Gli esempi di queste oscillazioni si osservano sin dai primi momenti della coesistenza delle due discipline, ma i più spettacolari sono dati dalle esplicite prese di posizione sui flagranti casi di contatto. [...]
Un solo punto comune tra i due personaggi: entrambi "ascoltano". Ma ciascuno a suo modo... Il linguista in maniera quanto più attenta e obiettiva, ansioso di cogliere, tra le varianti libere, le opposizioni fonologiche pertinenti o la distribuzione dei collegamenti – obbligatori o facoltativi, con o senza concatenazione – o le specificità delle strutture sintattiche o la diversità dei modi di formazione neologica, o chissà che altro ancora. La curiosità del linguista non ha confini. Lo psicanalista, invece, pratica l'"attenzione fluttuante"; secondo la bella formula di Freud. È, come dice Theodor Reik, il suo "terzo orecchio" che ascolta, sensibile a suo modo a ciò che non si dice o che si dice male, di traverso: salvo riconoscere, dopo, in questi atti mancati, la loro vera riuscita. Da qui lo statuto differente che assume, per entrambi, il lapsus: per il linguista, scoria involontaria appena degna di essere notata; per lo psicanalista, brusca irruzione dell'inconscio nel discorso.
Quarta di copertina
Da più di trent'anni inseguo il progetto di porre il problema dei rapporti fra linguaggio e inconscio.
In questo libro, se anche dico "io", a parlare dell'inconscio e del linguaggio non sarò io, saranno il discorso della linguistica e il discorso della psicanalisi: discorsi diretti in certi casi (la linguistica sul linguaggio, la psicanalisi sull'inconscio); discorsi incrociati in più occasioni (la psicanalisi sul linguaggio, la linguistica sull'inconscio).
Che l'inconscio sia parte in causa nel linguaggio si sa, e a ogni modo si dovrebbe saperlo, dopo Freud, il quale non fa che ripeterlo, dal 1891, nel suo testo Come intendere le afasie (Spirali 1990), sino alla fine della sua riflessione. Lo si sa, e a ogni modo si dovrebbe saperlo, dopo che Lacan ha articolato la forma definitiva del suo aforisma "L'inconscio è strutturato come un linguaggio".
Nota all'edizione italiana
Premessa
Sorvolo del paesaggio ad altitudine variabile
FILIERA PRIMA - Saussure, Lacan, Freud
Introduzione
I - Il Cours de linguistique générale: saggio di rilettura
Sistema di segni e semiologia
Linguaggio, lingua e parola
Il segno saussuriano
- L'arbitrarietà del segno
- Il carattere lineare del significante
- Conclusione sui due principi
I sistemi di segni e la nozione di valore
Rapporti sintagmatici e rapporti associativi
Sincronia e diacronia
II - Lacan lettore di Saussure
Messa a punto cronologica
L'origine saussuriana del concetto lacaniano di significante
Significante saussuriano e significante lacaniano: divergenze
- Che cosa l'algoritmo mostra
- Che cosa l'algoritmo mostra malamente
- Che cosa l'algoritmo non mostra
Significante saussuriano e significante lacaniano: convergenze
- Duplicità vel dualità
- L'articolazione dei due significanti
- Arbitrarietà o contingenza del significante lacaniano?
- Il carattere lineare del significante
L'inconscio strutturato come un linguaggio: ma quale linguaggio?
Conclusione
FILIERA SECONDA - Freud, Pichon, Lacan
Introduzione
I - Le teorie linguistiche di Damourette e Pichon
I quadri teorici della riflessione DP
La persona grammaticale
La negazione
1. La discordanza e il discordanziale
2. La forclusione e i forclusivi
II - Destino lacaniano di impersonamento, discordanza e forclusione
L'impersonamento
La discordanza e la forclusione
1. La discordanza
2. La forclusione
III - Improvvisi incontri attorno alla sisemia e al metalinguaggio
La sisemia omofonica
Il metalinguaggio
PROBLEMI
I - Il senso opposto delle parole primitive... e delle altre
II - Il lacaniano "non c'è..."
- Preambolo pseudofreudiano in forma di racconti di sogni
III - Lacan sullo stile, sullo stile di Lacan
IV - Lacan lettore di Jarry, Jarry lettore di Lacan
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