Estratto del libro
Una rivoluzione del linguaggio poetico, nel senso dell'ostinata rotazione della terra attorno al sole, c'è da sempre. Strumento della rimozione, il linguaggio poetico ritorna sulle proprie tracce e a forza di ripassare di là fa si che avvenga il rimosso. Non come sintomo o come angoscia consunta, analizzata. Ma quasi aurora sopra la notte, quasi luce piena sul viso incavato, quasi iperbole di un fuoco incessante. Eraclito è il sublime pensatore di questa poeticità che ogni linguaggio cela, anzi ora si avverte come ciascun sema, ciascun morfema sia già una metafora. Il linguaggio poetico è la messa a nudo di questa logica, di questa rivoluzione che costituisce l'essere parlante in quanto parla cioè ripete senza sosta le proprie rotture, le proprie separazioni e le sposta indefinitamente, all'infinito, per fame quel che poi risulta un senso.
Gli abitatori del secolo scorso, ossia la stragrande maggioranza dei nostri contemporanei, quando di questa rivoluzione si domandavano chi potesse essere il soggetto (cos'è un poeta?), potevano immaginaria soltanto come la confessione senza rossore di fantasmi intimi, sessuali s'intende, e così narcisistici che gli altri io, gelosi, potevano solo avvertire una repulsione frammista a fascino. Freud conosceva la seduzione e la vertigine di questa esperienza repulsiva e priva di ritegno (la letteratura non sarebbe intrinsecamente amorale?) ma, da quel clinico sottile e da quell'avveduto scrittore che era, ben si guardava dal confonderla con il sintomo. Pensava infatti che con l'espandersi della tecnica avesse un suo salutare impatto sociale. Freud guardava all'arte e alla letteratura anteriori alle esperienze contemporanee, a un'arte e a una letteratura portatrici di una poetica codificata che mediante la convenzione e il verosimile contrastava l'inquietante irruzione del rimosso.
E ormai, da allora, ha avuto luogo una nuova rivoluzione. Con un ulteriore giro su quell'asse in cui l'uomo significa il proprio corpo e i propri oggetti, da essi separandosi per ritrovarli ormai soltanto come simbolici, la poesia si è perfino messa a scavare il Verbo. Un'esperienza che per il passato era nota solo entro i mistici margini delle religioni e per la prima volta diventava non un'esperienza di massa ma un'esperienza laica. E per la prima volta si offriva all'ascolto di ciascuno, non alla comprensione di tutti. La musica di Mallarmé, la logica di Lautréamont ci dissuaderanno dallo scambiare per pura « formalità » un processo di linguaggio che pur abbracciando tutti i fronti della significanza concentra la sua forza su quanto la significanza ha di più resistente, di più comunitario, di più inconscio, magari anche le regole lessicali, sintattiche e logiche. In questa esperienza risulta chiamato in causa tutto un insieme di credenze e perfino le strutture sociali (stato, famiglia, reli-
gione, sistema di scambio). Per lo meno è questa la tesi del libro. Tuttavia la novità di questa rivoluzione ha fatto la sua comparsa proprio nella cosiddetta forma, che da quel momento non è più apparenza o superficie ma nodo di strategie eterogenee, semiotiche e simboliche.
Novità che inquieta, attrae, interroga.
Quarta di copertina
La nozione di pratica è fondamentale in questo libro di Julia Kristeva.
Si tratta di una pratica di linguaggio in cui la letteratura si costituisce come il campo in cui il soggetto non cessa di essere messo in processo. E non è quel che risulta dal lavoro di un autore, ma il lavoro in cui il soggetto si produce come effetto di una pratica significante.
Kristeva parte dall'analisi della svolta verificatasi nella letteratura alla fine del XIX secolo, e in particolare dall'esperienza di Mallarmé e Lautréamont che sconvolge la fonetica, il lessico, la sintassi, le relazioni logiche, l'ego trascendentale. Attraverso questa analisi Kristeva giunge a mettere in relazione il campo marxiano (in cui è in questione la produzione) e il campo freudiano (in cui è in questione il soggetto) in modo per niente complementare: le esperienze di Marx e di Freud non sono convergenti ma costituiscono articolazioni diverse di quanto la letteratura pratica come linguaggio poetico. La linguistica, così, cessa di essere una scienza costituita, universitaria, mentre in essa si profilano due tendenze inseparabili ma distinte: il simbolico, ordine dell'individuazione, dell'enunciazione, della significazione, e il semiotico, momento d'irruzione della pulsione nel linguaggio, ritmo,senso.
E nella dialettica di questi due momenti il linguaggio poetico compie la sua rivoluzione. Una rivoluzione non teologica, non risolutiva, in cui le grandi istituzioni occidentali, lo stato, il diritto, la religione, vengono erose da questo lavoro nella lingua.
Prefazione all’edizione italiana
I. PRELIMINARI TEORICI
Semiotico e simbolico
-Il soggetto fenomenologico dell'enunciazione
-La chôra semiotica: ordinamento delle pulsioni
-Il senso iletico di Husserl: una tesi naturale sovrastata dal soggetto giudicante
-Il senso presupposto di Hjelmslev
-Il tetico: rottura e/o frontiera
-Lo specchio e la castrazione che pone il soggetto assente del significante
-La significazione secondo Frege: enunciazione e denotazione
-L'effrazione del tetico: la mimesi
-Il simbolico labile. Le sostituzioni nel simbolico: il feticismo
-Il processo della significanza
-Della poesia che non è un assassinio
-Genotesto e fenotesto
La negatività: il rigetto
-Il quarto «termine» della dialettica
-La «forza» indipendente e soggiogata di Hegel
-La negatività trasversale rispetto al giudizio tetico
-Κινησις, cura, desiderio
-Il desiderio umanitario
-La non contraddizione: la pace neutra
-L'espunzione secondo Freud. Il rigetto
L'eterogeneo
-Dicotomia e eteronomia delle pulsioni
-Varco, stasi e momento tetico
-L'economia omologica del representamen
-Attraverso il principio della lingua
-Scetticismo e nichilismo secondo Hegel e nel testo
La pratica
-L'esperienza non è la pratica
-Il soggetto atomico della pratica nel marxismo
-Il richiamo della rottura nella pratica: l'esperienza pratica
-Il testo come pratica distinto dal discorso transferenziale
-Il secondo capovolgi mento della dialettica: dopo l'economia politica, l'estetica
-I Canti di Maldoror e le Poesie. Ridere: questa pratica
-Il dispendio di una conclusione logica: Igitur
II. IL DISPOSITIVO SEMIOTICO DEL TESTO
Ritmi fonici e semantici
-Restrizione ritmica e restrizione sintattica
-Fonetica, fonologia e basi pulsionali
-La trasposizione, lo spostamento, la condensazione
-Prosa
Sintassi e composizione
-Discorso olofrastico, afasia dinamica o linearizzazione
-Un tratto ai dadi: soppressioni non recuperabili e incastri infiniti-indefiniti
-Composizione del testo
-Appendice: Un coup de dés
Istanze del discorso e alterazione del soggetto
-Locuzione e finzione
-Lo sdoppiamento dell'istanza soggettiva: I Canti di Maldoror
-Chi è «tu»?
-Personaggi: eccentramento di «io», moltiplicazione di «egli»
Il contesto presupposto
-Una presupposizione generalizzata
-Le Poesie nel loro contesto. Funzione metalinguistica
-Trasformazioni d'opposizione e di permutazione
-Trasformazioni indefinite
C. LO STATO E IL MISTERO
Il testo all'interno di una formazione economica e sociale
-Una disposizione del processo
-Il futuro anteriore
-Una pratica non completamente inerte
-La terza repubblica feticista
Mantenimento e limitazione del potere e della coscienza di classe
-La lotta di classe in Francia secondo Marx
-L'illusione dello stato di esser l'insieme di tutti gli insiemi
-La coscienza di classe secondo Marx e Lukacs: un tributo alla produzione
-Analizzare i « desideri» prima di conoscere le leggi. Le èlite
-La destra e la sinistra nella corsa al potere
-Una critica da destra alla società produttiva o di consumo
-Il centro eclettico: rifugi della ricerca simbolista, punto di caduta per l'esperienza del soggetto
-Mallarmé prende posizione ironicamente durante la Comune
-Lautréamont o la Comune mancata
L'anarchismo politico o altro
-Una risposta alle chiusure sociali e simboliche: togliere ogni interdetto
-Lo scrittore anarchico prudente
-Il libro come un attentato
-Le strutture indesiderabili dello stato parlamentare
-Apologia del soggetto scrivente: il produttore anonimo
Il matrimonio e la funzione paterna
-La famiglia: compromesso necessario all'effettuazione significante
-La paternità simbolica e il godimento interdetto di Mallarmé: Erodiade
-Il clivaggio fra rapporto di produzione e rapporto di riproduzione. La madre rimossa o la genitalità insignificabile
-L'«artista» depositario del potere simbolico nella repubblica borghese
-La seconda nascita (simbolica) di Ducasse: Maldoror
Il mistero. Doppiatura del codice sociale
-L'iniziazione intermedia fra il soggetto e la sua sottomissione alla legge dello stato
-Una società senza eroi: la repubblica borghese
-La madre fallica – madre di poeti e di eroi
-La religione estetica sostituto del mistero nello stato borghese
-Una socializzazione dell'erotismo
Alla ricerca di una sovranità: l'eroe, il teatro, il canto
-Due concezioni della sovranità: il sacerdote sacrificatore e il giovane turbolento
- Il compromesso cristiano
-Il ritorno spiritualistico sul finire del secolo
-Mallarmé e le religioni
-Maldoror contro l'Onnipotente: il canto contro il simbolico
-Il teatro dell'eroe in Mallarmé: Il «Libro»
-Il figlio, ovvero la messa a morte del padre. Il figlio morto e/o l'autore vivo: Tomba di Anatole
-L'autore ovvero la danzatrice
-Testi separati
Furioso d'intelligenza
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