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Vladimir Jankélévitch
 
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Vladimir Jankélévitch

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Filosofo.

Vladimir Jankélévitch (Bourges, 1903 - Parigi, 1985) insegnò all'Istituto francese di Praga e all'Università di Tolosa e di Lille. Dal 1951 al 1977 fu titolare della cattedra di Filosofia Morale alla Sorbona. Oltre che filosofo, era esperto di musica e pianista. Nel 1944 diresse i programmi musicali di Radio-Toulouse Pyrénées. Durante la Seconda guerra mondiale partecipò attivamente alla Resistenza; in seguito si dedicò con passione alla causa di Israele e alla difesa delle minoranze. Nel '65 sostenne su Le Figaro Littéraire che Heidegger avesse magnificato in un suo discorso l'attacco tedesco alla Russia; contro questa posizione polemizzò François Fédier, professore di filosofia a Neuilly. Tra le sue opere più importanti figurano: Henri Bergson (1931, 1959); L'Odyssée de la conscience dans la dernière philosophie de Schelling (1933); Traité des vertus (1949, 1968-70); Philosophie première (1954); Le Je-ne-sais-quoi et le Presque-rien (1957, 1980); La mort (1966); G. Fauré, ses mélodies, son esthétique (1938); M. Ravel (1939, 1956); Debussy et le mystère (1949); La musique et l'ineffable (1961); De la musique au silence (1974-79).