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Il filosofo e i poteri. Conversazioni con Pascal Lainé e Blandine Barret-Kriegel
Jean-Toussaint Desanti
Il filosofo e i poteri. Conversazioni con Pascal Lainé e Blandine Barret-Kriegel
Anno: 1981
Pagine: 164
Prezzo: € 10,33
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura: Brossura

Collana: l'alingua
ISBN: 8877700505

Estratto del libro
Sappiamo che cosa della filosofia è morto anzi, per essere più precisi, che cosa non passa più sotto questo nome.
Da un lato non chiamiamo più filosofia il corpo organico del sapere. Filosofia non è più sinonimo di scienza. Il famoso albero cartesiano che riuniva in un sistema la varietà delle scienze (dalla metafisica alla medicina) non è più un albero ma è diventato una selva. Nella selva ci sono sentieri e radure, ma nessuno può tracciare la via regia che correndo in mille cerchi consenta a un visitatore paziente di redigere l'inventario di tutte le specie e di porre la dicitura su ogni pianta. Più nessuno è in grado di presentare un "albero" della scienza, neppure limitandosi alle radici.
[...]
Mi limito a notare l'effetto prodotto dalla divisione nel campo dei discorsi in cui il sapere si organizza. Oggi ogni sapere è quasi una prigione. Con tutte le comodità, con tutti i riconoscimenti. Ma da quella prigione non si può uscire. Si è obbligati e destinati fin da bambini a produrre. Quanto ho detto sulla matematica vale per tutte le altre discipline. Potrebbe sembrare un'affermazione triviale, ma non vedo i motivi per rifiutare un enunciato triviale se è vero.
[...]
E se qualcuno ci chiedesse: "Cosa me ne faccio di questo Spinoza di cui parlate benissimo?...", sapremmo rassegnarci a non rispondere? Non credo. Infatti se non accennassimo neppure una risposta saremmo confinati nella nostra differenza e sarebbe compromessa la serietà della nostra impresa. È questo che distingue a prima vista la situazione dei "filosofi" da quella, per esempio, dei matematici o dei fisici. A un matematico si rivolgeranno domande di matematica. E se non risponde alla domanda: "A che servi?", non gli baderanno gran che. Si penserà che esula dalla sua competenza. Ma le cose cambiano per il filosofo. Ogni suo rifiuto è ritenuta una mancanza, un venir meno alla sua funzione, un disonore. Insomma da lui ci si aspetta che "circoli", che evada dalla sua prigione, talpa o uccello poco conta, purché esca dal luogo della sua differenza.
Quarta di copertina
Non è da molto che la filosofia è passata dall'altra parte dello specchio e ridotta a un riflesso la sua voce è svanita. Da tempo non si udivano più i filosofi. Se ne stavano appartati nelle cappelle e soltanto coltivavano l'orticello l'uno della scienza l'altro della storia o della politica seguendo l'umore dei tempi e della gente.
Chi dunque se non il potere ha spazzato via l'eco della parola filosofica? Potere della scienza, potere della storia, potere del potere. Ma, come indica Jean-Toussaint Desanti in queste conversazioni introdotte dai suoi ex allievi Blandine Barret-Kriegel e Pascal Lainé, c'è potere quando s'instaurano il silenzio e la barbarie. Ci sono silenzio e barbarie quando in sordina nelle isolate cittadelle s'insediano gli specialisti. Se il sapere si spartisce in appropriazioni private tutto diventa difficile e ostile e ci condanna alla segregazione.
Possa ritornare la filosofia dal suo viaggio e infrangere le frontiere e smascherare gli arcani per svelare ormai il segreto di fabbrica. E così restituisca la parola confiscata e ponga fine al terrore dei discorsi. È venuto il tempo in cui si fa udire ancora la voce di questo filosofo che alcuni credevano muta.
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