Estratto del libro
Husserl non pensava minimamente a costruire una filosofia del segno, eppure sentì il bisogno, già nel 1890, quando il suo pensiero originale era solo agli inizi, di puntualizzare e tratteggiare una preventiva "logica dei segni" o "semiotica": tanto per togliersi il pensiero e poter procedere verso i suoi, o quelli che egli riteneva essere i suoi, reali interessi. A Locke, due secoli prima e agli esordi emblematici del pensare moderno, era capitato lo stesso: voleva chiarirsi le idee (politiche e morali) e si trovò a fare i conti col linguaggio e col segno, quasi a preannunziare un destino che oggi non si può più rinviare. […]
Il sogno husserliano dello sguardo limpido, della visione diretta (vissuta di persona, in prima persona), questa pretesa di "ficcar lo viso per la Luce Eterna", doveva fatalmente infrangersi sulla barriera del segno e del linguaggio, ovvero dello scherm o e del riflesso, del sembiante e del doppio. Così la fenomenologia recò in sé, nascosta nel suo cuore, la questione del segno e la trasmise, la consegnò all'ermeneutica di Heidegger, all'esistenzialismo di Merleau‑Ponty, alla grammatologia di Derrida: ultimo orizzonte del senso (e del non senso) oltre il quale non sembra stendersi alcuna terra promessa, ma solo un labirintico deserto solcato da carovane che si avviano all'ultima Tule per perdervisi e non farne ritorno.
[...]
Il nostro pensare sta ancora qui, attestato su questa ambigua frontiera. Esso continua a pagare i conti in sospeso di Husserl (e non solo di Husserl) e fa bene a pagarli, se vuole acquistare il diritto di ereditarne il lascito prezioso e il patrimonio. È per vagliare il senso di tale eredità che è importante chiedere conto a Husserl del problema del segno, ripercorrerne il cammino sul filo di questa domanda, ripeterne il detto, e il non detto, o ciò che dicendo non sapeva di dire, ma intanto assegnava un futuro al suo dire per noi.
(Dalla Presentazione di Carlo Sini)
Quarta di copertina
Un grande trattato di semiotica, di pari importanza rispetto all'analogo progetto delineato negli stessi anni da C. S. Peirce: così Roman Jakobson ha definito Semiotica. Sulla logica dei segni, il lungo inedito di Edmund Husserl del 1890, unitamente alle Ricerche logiche. Semiotica, in effetti getta le basi di quella scienza dei segni di cui De Saussure doveva auspicare e predire la nascita. Il presente volume affianca a Semiotica i più importanti testi husserliani dedicati al problema del segno, offrendo per la prima volta un quadro completo di tale essenziale filo tematico che attraversa il progetto fenomenologico dal suo inizio fino alla fine. Si scopre allora che dietro il problema del rimando e del segno si giocano le questioni essenziali relative ai fondamenti e ai limiti della struttura occidentale del sapere, della conoscenza e del linguaggio, come Heidegger e Derrida hanno ben compreso nella loro non casuale dipendenza polemica nei confronti di Husserl. Questo quadro problematico, che ci conduce al centro dell'odierna domanda sulla funzione e sulla possibilità del pensiero, è costantemente rievocato e scandagliato nelle pagine che introducono e commentano gli emblematici testi husserliani.
CARLO SINI, Presentazione
CARMINE DI MARTINO, Introduzione
EDMUND HUSSERL, Sulla logica dei segni. Semiotica
Indicare ed esprimere
- Da Ricerche logiche
Itinerari del segno
- Da Idee
- Da Logica formale e trascendentale
- Da Psicologia fenomenologica
- Da Sulla fenomenologia dell'intersoggettività
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