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Il poeta a teatro
Salvatore Quasimodo
Il poeta a teatro
Anno: 1984
Pagine: 428
Prezzo: € 15,49

Collana: l'alingua
ISBN: 8877701161

A teatro Salvatore Quasimodo stava abbandonato all'indietro sulla poltrona, il mento nella mano, l'occhio stretto. Era un atteggiamento rilassato e concentrato insieme, in qualche modo professionale. Per dodici anni, dal 1948 al 1960, fu un critico puntuale e preciso, ma con uno "sguardo" diverso dal normale recensore. Nelle sue cronache teatrali c'è sempre qualcosa in più della normale recensione. Con sensibilità di poeta, traccia una straordinaria storia della stagione più intensa della nostra cultura e della nostra società.
Estratto del libro
La mia esperienza in questo campo viene da dodici anni di critica teatrale. La mia è sempre stata una critica del testo, cioè della validità letteraria, al di là di ogni concezione teatralmente meccanica affidata all'attore e al regista. Traducendo qualsiasi opera di teatro, dai tragici greci a Shakespeare, ho tentato di essere fedele al linguaggio dei poeti per i quali dovevo trovare un'altra misura linguistica. Il linguaggio dei primi o del drammaturgo inglese è intimamente teatrale: altri traduttori hanno commesso un falso in atto pubblico riducendo “letterari” i versi di Sofocle o di Shakespeare. È chiaro che il teatro esiste come opera che si possa leggere senza le ragioni della scena e della macchina registica. Il teatro è certo un genere letterario e quindi presuppone un valore assoluto e non approssimativo, come qualcuno ha pensato riferendosi ai famosi “mattatori” e hanno denigrato per molto tempo l'idea del teatro e del teatrale. L'abilità degli attori va vista proprio nella loro capacità di leggere un testo, senza distorcerlo con la sovrapposizione di strutture declamatorie. A parte le questioni filologiche di un teatro cosiddetto moderno, dove il personaggio esiste come discorso o come esercizio saggistico, c'è soprattutto in Italia un modo specifico di scoraggiare gli scrittori che volessero avvicinare il teatro. Il teatro, sappiamo, è stato attraverso i secoli uno specchio della problematica contemporanea, e sempre il potere politico e il conformismo sono stati vigili (vedi le sorti del Tartufo di Molière) nel tentare la distruzione dell'uomo “teatrale”.
Quarta di copertina
A teatro Salvatore Quasimodo stava abbandonato all'indietro sulla poltrona, il mento nella mano, l'occhio stretto. Era un atteggiamento rilassato e concentrato insieme, in qualche modo professionale. Per dodici anni, dal 1948 al 1960, fu un critico puntuale e preciso, ma con uno “sguardo” diverso dal normale recensore. Nelle sue cronache teatrali c'è sempre qualcosa in più della normale recensione. Con sensibilità di poeta, traccia una straordinaria storia della stagione più intensa della nostra cultura e della nostra società.
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