Estratto del libro
Due problemi si presentano alla metapsicologia freudiana:
1. Trovare due princìpi che corrispondano alla dualità dei processi inconsci (primari) e consci (secondari).
2. Spiegare lo scacco del principio del piacere.
Il rapporto fra questi due problemi non è quello che affiora subito alla mente. Non si risolve il secondo finché non ci si scosti da quella specie di evidenza che solo l'opposizione di un altro principio possa spiegare lo scacco del principio del piacere; anzi, finché il secondo problema non sarà chiarito, il primo avrà sempre soluzioni ingannevoli.
Freud era convinto del dominio del principio del piacere sui processi primari inconsci ma non poteva neppure dubitare dello scacco che questo principio incontra, se non altro perché si manifesta sotto forma di sintomi. Ripetere che "quel che per l'inconscio è piacere per l'io è dispiacere" sarebbe solo una spiegazione verbale, a meno di non sviluppare più ampiamente questa asserzione. Questo è appunto il percorso del libro.
Quarta di copertina
Il principio del piacere, per quanto secondo Freud domini la vita inconscia, va incontro a uno scacco sicuro se non altro perché si manifesta in forma di sintomi.
La prima formulazione di Freud contrapponeva al principio del piacere il principio di realtà. Ma la cosa è meno chiara di quanto si possa pensare perché la rimozione si presenta in questa prospettiva sia come meccanismo conforme al principio del piacere (volto a evitare una realtà dolorosa) sia come meccanismo contrario (volto a colpire certe rappresentazioni che governa il piacere).
Migliori possibilità di dare una soluzione al problema suggerirebbe il celebre detto "Quel che per l'inconscio è piacere per l'io è dispiacere". Il piacere inconscio sarebbe quello dell'io finché ignora? Finché ignora le rappresentazioni che popolano l'es e da cui dipende a sua insaputa.
Lo studio condotto in questo libro riguarda sia lo statuto della rappresentazione sia la struttura narcisistica dell'io. Intende dimostrare la dipendenza di questo statuto e di questa struttura dal significante e quindi indurre a abbandonare ogni tentativo di dedurre un principio dall'altro, per affermare l'opposizione topica fra l'essere in quanto si articola con un riferimento immaginario e il sapere che attestano le formazioni dell'inconscio e i cui significanti incessantemente si ripetono. Questa opposizione non esclude tuttavia la possibilità di una mediazione simbolica in cui ritroviamo il concetto freudiano di “legame”.
Nota dell'autore all'edizione italiana
Introduzione
I. È possibile la deduzione del principio di realtà?
II. Rappresentazione e piacere
III. Il piacere: un principio di privazione?
IV. Il piacere dal punto di vista neurologico
V. L'amore come pulsione di morte
VI. Principio di realtà o principio di minor piacere
VII. La ripetizione e il legame delle energie pulsionali
Appendice: Intorno alla forclusione
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