Estratto del libro
Per parte mia mi limiterò a ricordare che, se è vero (come oggi dice Feyerabend e ripetono alcuni suoi estimatori) che è necessario per l'epistemologia riaprire il confronto col mondo del mito, mai "confutato" ma piuttosto emarginato e ridotto al silenzio, allora anche il confronto con un autore come Görres diviene necessario. Nel delineare quella che lui stesso ha chiamato una "cronaca dell'universo", Görres ha consapevolmente tentato un "sistema geroglifico ancora più alto", cioè una concezione più altamente simbolica della natura e della storia; ma sempre sulla base di quel dualismo essenziale che caratterizzò la sapienza arcaica e iniziatica, per esempio nella polarità sapienziale oscillante e completamentare di Apollo e Dioniso, studiata e approfondita, a partire dalla lezione creuzeriana e nietzscheana, dal compianto Giorgio Colli.
Non mancano in Görres intuizioni che ancora oggi colpiscono. Come quando egli indica la nascita della filosofia dai "misteri", "dopo che la poesia e l'etica l'avevano preceduta" [...]. E poi l'intuizione relativa al suo, e al nostro, futuro destino "mondiale": "... si deve fondare un sistema di potenze in un'astrazione tale, quale la terra non ha ancora mai visto". Non a caso, sembra di ascoltare l'eco germinale di certe agghiaccianti profezie nietzscheane, anche se in Görres prevale invece, e per lo più, un sereno e fiducioso ottimismo.
(Dalla Presentazione di Carlo Sini)
Quarta di copertina
Lo scritto giovanile di Görres Fede e Sapere (1805) – che, per usare il suo stesso linguaggio, può essere considerato "l'embrione mitico" del suo pensiero – è una cosmogonia teosofica che ha per padre Schelling e per madre Jakob Böhme. Görres descrive qui con potenza linguistica come Dio si trasformi nel mondo e come infine il mondo ritorni a Dio divinizzandosi a sua volta [...]. Si tratta della filosofia della natura di Schelling nel linguaggio fantastico di Jakob Böhme. Ma in questo saggio compare anche un secondo aspetto, non meno importante: al di là della dottrina della filosofia della natura in forma teosofica, Görres ritiene che il contenuto del "mito" sia soltanto espresso nella forma di una teosofia natural-filosofica. "Il mito" però – e giungiamo così al terzo livello, che rappresenta altresì il nucleo effettivamente originale e originario della prospettiva di Görres –, è l'antica mitologia indiana. Sono i Veda ciò in cui la teosofia e la filosofia della natura tedesche si riconoscono" (H. A. Korff, Geist der Goethezeit, vol. 4, p. 181).
Cosa aggiungere a questa definizione così essenziale e lapidaria di un grande studioso come Korff? Solo questo: che in Görres (e in particolare nel secondo saggio di questo volume, La religione nella storia, 1807-8) la filosofia della storia romantica perviene in tutti i sensi ai suoi estremi e scopre orizzonti che costituiscono ancora l'"al di là" del nostro attuale pensiero.
CARLO SINI, Presentazione
GIAMPIERO MORETTI, Introduzione – Joseph Görres e la Sacra storia romantica
FEDE E SAPERE
CRESCITA DELLA STORIA – La religione nella storia
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