Estratto del libro
Tra il 1956 – data in cui gli analisti hanno celebrato il centenario di Freud – e il 1985, in Francia, si sono conosciuti anni propizi sul piano della ricerca psicanalitica, ma anche anni oscuri, in cui l'elaborazione di un sapere psicanalitico unificato ha avuto il risultato di scindere la teoria dalla pratica. L'effetto di questo taglio è stato quello di contrapporre certi clinici “persi nella palude teorica” a teorici preoccupati di perfezionare una teoria consolidata anziché di prendere a carico un tipo di pazienti (psicotici e emarginati) suscettibili di apportare qualche contraddizione alla teoria.
Così, si è perso di vista proprio che il sapere sulla malattia non nasce in un osservatore in buona salute che la osservi, ma è sorto dalla malattia stessa […]
L'orientamento dell'analisi, dopo, è stato spesso falsato. Infatti, gli analisti hanno frequentemente privilegiato il lato reale nella teoria e trascurato il mondo della fantasia e dell'immaginario, che pure è l'ambito in cui si dispiega il discorso del nevrotico e il campo in cui lo psicotico è ancora incapace di entrare. Così, si è accentuato lo scarto tra teoria e pratica. […] Ma il rapporto tra queste due forme di sapere, la loro traduzione in una lingua non univoca costituisce proprio una delle maggiori difficoltà incontrate in analisi nella teorizzazione di una pratica.
Per tentare di discernere quanto ancora oggi può apparire rivoluzionario nel percorso freudiano, mi baserò, qui, sulle note manoscritte originali stabilite in occasione di tre conversazioni di Octave Mannoni con Jacques Lacan, nel 19663.
Poiché i lavori francesi che datano dal 1956 (dal centenario di Freud) hanno posto l'accento sull'appiattimento subito dalla scoperta freudiana, bisogna incriminare – si domanda dieci anni più tardi Octave Mannoni – una mancanza di rigore o una usura dovuta alle resistenze che Freud ha sempre incontrato? Oppure, si tratta di un ritorno di concezioni prefreudiane evoluzionistiche, comportamentiste, pedagogiche nella psicanalisi stessa, e come mantenere ancora, sotto questa copertura ingannatrice, il taglio della scoperta freudiana? Come cogliere la verità che c'è nella scoperta freudiana, sotto gli elementi scientifici o pseudoscientifici che sono invecchiati più in fretta di essa?
Quarta di copertina
Questo libro propone la “riscoperta” di alcuni testi psichiatrici e psicanalitici (attraverso i racconti dei pazienti). Racconta, fra l'altro, come, nel diciassettesimo secolo, la giustizia inglese, a volte, sia stata spinta a sostituirsi a un'autorità medica, che veniva meno dinanzi all'isterica e come, allora, l'autorità giudiziaria si sia incaricata, al posto della medicina, di eliminare prima causa del male" mandando a morte un capro espiatorio.
L'autrice reinterroga i principali casi clinici di Freud. Si vedrà come Freud sia più a suo agio con l'Uomo dei topi che con le adolescenti insolenti. Con loro, perde di vista i riferimenti teorici. Uno dei capitoli più importanti di questo libro è costituito da una conversazione fra Octave Mannoni e Jacques Lacan. Questi appunti di lavoro, presi nel 1966, sono rimasti, oggi, sorprendentemente attuali. Un capitolo è dedicato alla psicanalisi dei bambini: in che cosa la tecnica della Dolto si differenzia, per esempio, da quella di Lebovici?
Il libro termina su questioni passate e presenti che riguardano la formazione dello psicanalista. L'inconscio è un sapere che non si sa. Soltanto il discorso analitico, secondo Lacan, può determinare il sapere non saputo di cui si gode. Nella Postfazione, Patrick Guyomard riprende l'esame di certe questioni lasciate in ombra: tra l'altro, quella che riguarda la variazione del tempo della seduta. Così, per la prima volta, sono interrogati con rigore i fondamenti teorici della pratica delle sedute brevi.
– Dal sintomo isterico all'analisi. La questione del transfert
– L'esperienza analitica
– Freud, Lacan: di alcune poste in gioco in psicanalisi
– La psicanalisi dei bambini
– L'insegnamento della psicanalisi
– Psicanalisi didattica o di formazione. Problemi passati e presenti
PATRICK GUYOMARD, Postfazione
– Il tempo dell'atto. L'analista fra la tecnica e lo stile
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