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Immagini di verità. Dal segno al simbolo
Carlo Sini
Immagini di verità. Dal segno al simbolo
Anno: 1990
Pagine: 198
Prezzo: € 12,91
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura: brossura

Collana: Come pensare. Collana di filosofia diretta da Carlo Sini
ISBN: 8877702788

Estratto del libro
Come giochi la verità entro l'interpretazione, specialmente se quest'ultima si configura (come è il mio caso) quale "semiosi infinita", è problema al tempo stesso ineludibile e inquietante. Come si può parlare legittimamente di verità, se la sua figura e immagine si trova costantemente rinviata in un percorso che, da un punto di vista veritativo, si rivela letteralmente senza capo né coda? D'altra parte, chi ha verità da esibire che non siano, in un modo o in un altro, consapevolmente o inconsapevolmente, interpretazioni, cioè segni e relazioni segniche che infinitamente rimandano, si faccia avanti e scagli la prima pietra. Bisognerà convenire che, se ciò non accade, tutti ci troviamo allora in debito nei confronti del problema della verità, sia che si ami riconoscerlo, sia che si preferisca tacerlo.
[…]
Ma la denuncia nichilistica della verità, di quella di Eutifrone e di tutte le altre che le sono simili nel volersi sottrarre a una discussione e interpretazione infinita, che valore di verità possiede? Con che diritto parla in nome della verità o quanto meno sottintende il senso veritativo, o "più" veritativo, della sua critica? Non è proprio il nichilismo, nella storia della verità (espressione già di per sé ambigua), la più dogmatica e inconsistente delle figure? Nel nichilismo non si può permanere, se non al prezzo di rifiutarsi di pensare sino in fondo ciò che nel nichilismo, come direbbe Heidegger, "dà da pensare". Che ciò sia in primo luogo proprio la verità è da un lato intuitivamente presumibile, dall'altro è la tesi sulla quale s'impernia la presente ricerca. Che si debba oggi tentare quanto meno un bilancio relativo alle immagini di verità che hanno accompagnato e, ancor più, caratterizzato e fondato la nostra storia complessiva, mi sembra non meno evidente, sia se pensare ha per noi ancora un senso, sia se pensiamo che questo e ogni altro senso sia tramontato: perché bisognerà pur esibirne la ragione e spiegare che nuova immagine di verità eventualmente la sorregge.
(Dalla Prefazione)

Quarta di copertina
La filosofia, dice Aristotele, è la scienza della verità: delle cose in quanto si manifestano e sono, e del giudizio in quanto alle cose si conforma e si adegua. Questi due "luoghi" della verità governano da sempre il sapere dell'Occidente e fondano tuttora le sue scienze, le sue tecniche e le sue logiche. Ma da tempo è in cammino la dissoluzione del concetto classico di verità: con Hegel e poi con Heidegger la verità precipita nell'in-differenza dell'errore, sicché il pensare si aggira oggi nell'abisso dell'infondato e del mistero, segnando nichilisticamente il nostro tempo disincantato.
Tale percorso, con le sue emblematiche immagini di verità, è delineato nella prima parte del libro. Dal fondo della sua conclusione prende avvio una genealogia del problema della verità che mira a circoscriverne il gesto istitutivo: quel gesto in ogni senso "arcaico" che ha dato vita al nostro sapere "pubblico" e "logico", affidato a segni e a immagini concettuali i cui fondamenti oggi naufragano in un rinvio infinito e in un fare in-sensato. Tale scoperta apre il cammino a un nuovo ascolto della parola e dell'esperienza di verità che in essa da sempre s'iscrive: esperienza "cosmologica" dell'incanto simbolico che apre lo spazio dell'interpretare, quello spazio di ogni nostra quotidiana esperienza in cui la parola del mondo si fa segno dell'uomo, partecipare finito che circoscrive ogni infinito "errare" veritativo. È nel ritorno a questa esperienza, così nota da restare costantemente e "ideologicamente" dimenticata, che il pensiero ritrova la sua possibilità, la sua verità e il suo destino nell'inquietante e disincantato tempo della tecnica.
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