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I segni e l'arte di pensare
Joseph-Marie Degérando
I segni e l'arte di pensare
Anno: 1991
Pagine: 434
Prezzo: € 18,08
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura: brossura

Collana: Come pensare. Collana di filosofia diretta da Carlo Sini
ISBN: 8877703024

Estratto del libro
II "caso" Degérando appartiene a un archetipo storico ben definito, non infrequente e di alto lignaggio: quello degli scopritori incompresi e dimenticati, che però resuscitano, come diceva Campanella, il terzo giorno o il terzo secolo. A questa categoria di inventori palesemente in anticipo, o in contrattempo, appartengono Bruno con il suo infinito, Vico con la sua scienza della storia, Leibniz con la sua scrittura logica, Herder con la sua linguistica poetica, Creuzer con la sua simbolica, Görres con la sua cosmogonia sessuale, Peirce con il suo pragmaticismo e, naturalmente, molti altri ancora. [...]
Non è necessario anticipare nulla qui della figura e dell'opera di Joseph‑Marie Degérando, compito cui provvedono benissimo da sole le pagine che seguono. Basti invece una sola osservazione. Se è vero, come disse Foucault, che l'età moderna si è aperta con la domanda kantiana "che cos'è l'uomo?", allora è proprio a Degérando che dobbiamo guardare e tornare. È lui infatti il primo a avere posto in modo esplicito la correlativa questione dell'antropologia e delle scienze dell'uomo e a averne inteso la trama profonda nel problema del segno, mai prima di lui indagato in modo sistematico e come scienza autonoma. Padre vero e ignorato della semiotica ben prima di Peirce e di De Saussure, Degérando circonda, con la sua ricerca, la nostra attualità e ne esibisce, per chi sappia leggere, e magari in negativo, la chiave; vale a dire il profilo di molti percorsi e labirinti, di molti fraintendimenti e alienazioni o di molte conquiste e occultamenti; e, infine, l'atto di nascita di quelle ambigue buone intenzioni che sostanziano il nostro umanismo etnocentrico, il nostro inconsapevole razzismo strutturale e metafisico, nonché il sogno di una universalità che si vorrebbe libera di tutto ciò e che sempre di nuovo si scontra con le sbarre di quella gabbia che vorrebbe infrangere.
(Dalla Presentazione di Carlo Sini)

Quarta di copertina
Il trattato di semiotica di Joseph-Marie Degérando, scritto negli anni difficili della stagione rivoluzionaria francese, costituisce il punto d'incontro di varie tendenze che hanno caratterizzato la cultura illuministica e che così si possono riassumere: anzitutto, l'intento pedagogico di fornire un'analisi del pensiero e dei suoi segni che favorisse e guidasse l'apprendimento; poi, l'intento logico-linguistico in base al quale elaborare il metodo universale per attingere tutte le conoscenze scientifiche; l'intento umanitario di favorire l'apprendimento della lingua da parte degli utenti poveri ed emarginati della società; infine, l'idea d'impiantare sulla nuova scienza dei segni il profilo generale delle scienze umane allora nascenti e, fra queste, dell'etnologia come studio delle società e delle culture extraeuropee e "selvagge". Oltre a essere ricco di sorprendente attualità, questo trattato è anche una chiave per leggere i segreti e gli enigmi della mentalità, delle realizzazioni e dei sogni dell'uomo contemporaneo.
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