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Il Psi e la lotta politica in Italia dal 1976 al 1994
Fabrizio Cicchitto
Il Psi e la lotta politica in Italia dal 1976 al 1994
Anno: 1995
Pagine: 228
Prezzo: € 15,49
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura: brossura

Collana: l'alingua
ISBN: 8877704101

Estratto del libro
Quando all'hotel Midas, nel luglio del 1976, si riunì il Comitato centrale del Psi, dopo la dura sconfitta alle elezioni politiche del 1976, nessuno sapeva quale sarebbe stato l'esito finale.
Era certa una sola cosa: il Psi, nelle elezioni del 1976, era ritornato al minimo storico del 1972, il 9,6. Il risultato elettorale del 1976 e il successivo governo monocolore di Andreotti, costituivano, sia pure in forme del tutto atipiche, la sanzione di un equilibrio politico caratterizzato dalla vittoria sia della Dc sia del Pci.
Fra il1976 e il 1978, tutta la vicenda politica veniva vissuta dal gruppo dirigente del Pci (Berlinguer, Chiaromonte, Minucci, Barca, Pecchioli, Napolitano, Di Giulio), e da quello della Dc (Andreotti, Moro, Cossiga, Zaccagnini) come questione esclusiva dei due grandi partiti di massa, verso cui il dovere "democratico" degli altri partiti, in primo luogo del Psi, era quello d'inserirsi e di adeguarsi senza sollevare troppe questioni e obiezioni.
Per la Dc e per il Pci la vera funzione di sostegno e di copertura da parte delle forze laiche intermedie e dei gruppi industriali e finanziari che contavano era svolta da Ugo La Malfa il quale, quindi, aveva un peso politico rilevante. Il Psi veniva considerato, ormai, come una forza secondaria e subalterna.
Il risultato elettorale provocò una crisi politica molto profonda nel Psi. Il vicesegretario del partito Giovanni Mosca diede le dimissioni mentre era ancora in corso lo spoglio delle schede elettorali.
Il Psi andò al Comitato centrale del Midas in una situazione molto confusa. De Martino si dimise in apertura dei lavori non appena la sinistra socialista gli tolse l'appoggio. I possibili candidati alla segreteria del Psi erano Craxi e Giolitti.
Su Craxi i pareri erano molto controversi. Egli godeva della stima di Mancini e, per motivi generazionali, dell'amicizia e dell'appoggio del nuovo gruppo dirigente della sinistra socialista (Signorile, De Michelis, Cicchitto). Contro Craxi c'era l'opposizione di Riccardo Lombardi e degli esponenti milanesi della sinistra socialista (Michele Achilli, Umberto Dragone ed Elio Veltri). Quello che rimaneva (e non era poco) della corrente demartiniana, che nelle convulse giornate del Midas si era staccata da De Martino, si venne lentamente orientando a sostenere Craxi ritenendo che la sua sarebbe stata una segreteria di transizione...
Quarta di copertina
Questo libro offre la ricostruzione – fondata su discorsi, relazioni, documenti politici e parlamentari, congressi e riunioni politiche – della vicenda socialista dal 1976 alle elezioni del 1994. E esplora la storia di vent'anni di lotta politica in Italia: la trasformazione dei partiti e la questione finanziaria, l'avvicendarsi dei maggiori leader, l'influenza degli eventi internazionali.
Ne risulta un contributo alla memoria, senza oscillazioni fra pessimismo e ottimismo. Un contributo pragmatico alla scrittura della politica.
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