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Cuba libre era solo un cocktail. Viaggi nella crisi del castrismo
Lucio Lami
Cuba libre era solo un cocktail. Viaggi nella crisi del castrismo
Anno: 1995
Pagine: 252
Prezzo: € 15,49
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura: brossura

Collana: l'alingua
ISBN: 8877704179

Estratto del libro
Non sono molti gli intellettuali occidentali rimasti nelle file di Fidel Castro. Coloro che vi rimangono lo fanno con diverse motivazioni.
Qualcuno, come Günther Grass, che non è di militanza comunista, sembra farsi trasportare da una visione schematica e semplicistica: spiega e giustifica la tirannia cubana con il fatto che Cuba, in apparenza, altro non è che una povera isola perseguitata e minacciata da Washington.
Altri, come Mario Benedetti o Eduardo Galeano, partono dalla classica prospettiva terzomondista, in cui s'intrecciano la teoria marxista, l'odio verso gli Stati Uniti e una capillare incomprensione dei veri fenomeni economici e sociali che affliggono l'America Latina e che danno origine alla povertà, alla disuguaglianza, alle umiliazioni che buona parte di questo tribolato universo deve sopportare.[...] Nessuno ormai risponde con rabbia da Bogotà o da Lima agli scritti decisamente anticastristi pubblicati a Madrid da Jimenez Losantos o a Roma da Valerio Riva che è, insieme a Laura Gonzalez (instancabile nella lotta per i diritti umani), il maggior esperto italiano della questione cubana e forse per questo uno dei critici più lucidi del "Comandante in capo".
In ogni caso, nessuno può più stupirsi del fatto che, dopo 35 anni di governo, il discorso politico di Castro si sia ormai del tutto esaurito. Dopo la caduta del muro di Berlino e il crollo dei regimi comunisti in Europa, è impossibile continuare a gridare impunemente nei Caraibi marxismo‑leninismo o morte. Specialmente in un paese devastato dalla fame e impoverito dall'inefficienza della burocrazia.
(Dalla Postfazione di Carlos Alberto Montaner)
Quarta di copertina
Per anni i media, sopra tutto "progressisti", ci hanno offerto un ritratto di Cuba profondamente falso. Forse perché, come spiega lo scrittore cubano Carlos Alberto Montaner nella postfazione di questo libro, essi hanno visto nell'isola di Castro il puerto escondido di un socialismo sopravvissuto a se stesso, come in un museo tropicale.
Lucio Lami, giornalista controcorrente, "renitente alle lottizzazioni", ha viaggiato a lungo, a partire dalla metà degli anni ottanta, in tutta l'America Latina, L'Avana compresa, come inviato speciale del "Giornale".
I suoi "diari" da Cuba e dagli avamposti rivoluzionari come il Nicaragua e Panama, le avventurose inchieste (dagli anni del terrore poliziesco a quelli della guerra alla droga, dai fulgori dell'ortodossia marxista al dissenso e all'avvento dell'odiata perestrojka) ci appaiono non solo rivelatori di una realtà complessa, ancora sconosciuta agli italiani, ma permeati da intuizioni che gli avvenimenti, oggi, confermano inesorabilmente.
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