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Perché mezza Italia non vota più. Lettere per e dagli italiani che hanno smesso di turarsi il naso: dal neoqualunquismo alla democrazia diretta
Lucio Lami
Perché mezza Italia non vota più. Lettere per e dagli italiani che hanno smesso di turarsi il naso: dal neoqualunquismo alla democrazia diretta
Anno: 2000
Pagine: 146
Prezzo: € 15,49
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura: brossura

Collana: l'alingua
ISBN: 9788877705464

Perché mezza Italia non vota più è una raccolta di lettere. Nella prima parte l'autore scrive "agli italiani afflitti dal nuovo regime". Nella seconda parte risponde alle lettere scritte dagli italiani sull'"Uomo qualunque", tra il novembre del 1997 e il novembre del 1998.
Estratto del libro
Benché sia proibito dirlo, pena le rampogne dei gerarchi, l'Italia è caduta nuovamente sotto un regime. Non una dittatura, ma – come direbbero in America Latina, dove se ne intendono – una "dicta-blanda", un regime partitocratico le cui fondamenta vennero gettate fin dal dopoguerra e che ora si è consolidato diventando sempre più rigido, a mano a mano che perdeva rispetto e credibilità.
A chi non osa ammettere questa evidenza, va posta subito una domanda. È, o non è, questo un regime, cioè – come spiega il dizionario – "un sistema autoritario che non tiene conto dei diritti dei cittadini?".
È indiscutibilmente un regime quello che per scelta abolisce il confronto tra governo e opposizione, facendo sì che il primo e la seconda si associno perennemente, creando un'oligarchia di potere.
È indiscutibilmente un regime quello che ci priva della certezza del diritto, sia con un'overdose di leggi che rendono inapplicabile ogni indirizzo, sia con un'organizzazione dei tribunali che rende impossibile avere giustizia in un arco di tempo decente, sia con un sistema giudiziario che manda impunito il 75 per cento dei delitti.
È indiscutibilmente un regime quello che ha distrutto la scuola, trasformandola in un'industria passiva per il collocamento dei precari e in un esamificio che produce giovani indottrinati politicamente ma impreparati al lavoro e alla vita del cittadino.
Quarta di copertina
In Italia non c'è una democrazia, ma un regime partitocratico basato su una classe politica che, una volta eletta, risponde al partito e non agli elettori. I cittadini, anche votando, non riescono a cambiare le cose. Né è servito ricorrere ai referendum perché il regime o li ha cassati o raramente ha tenuto conto dei loro risultati. Conseguenza di questo stato di cose, della perenne ingovernabilità del Paese, di una corruzione elevata a metodo di vita politica e di una giustizia ormai a brandelli, è il distacco dei cittadini dalla cosa pubblica. Secondo un sondaggio nazionale commissionato dal giornale dell' autore, il 58% degli italiani è ormai convinto che il voto non serva più. Di qui la proposta d'introdurre, come in Svizzera, il referendum d'iniziativae di revisione, attraverso il quale raggiungere, con una forma di democrazia diretta, quella riforma della Costituzione che i partiti promettono da anni, ma non possono realizzare senza autodistruggersi.
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