Estratto del libro
Lei viene dalla Sicilia...
Sono nato in Sicilia. E in una famiglia meravigliosa. Mio nonno aveva una piccola industria, che poi mio padre ha proseguito. E questo ha permesso alla famiglia di avere alcune proprietà, di studiare, di vivere.
La Sicilia ha tradizioni che si ritrovano nella sua opera.
Molti fino agli anni sessanta-settanta, vedendo le mie opere dicevano: "Sì, la sua pittura non la capisco però mi piace". Ma a me interessa che sia colto anche il messaggio. M'interessa, anzitutto, che ciasucno possa vivere in pace. In un mondo migliore. Sento, con la mia opera, di dovere compiere una missione intellettuale, etica, spirituale. Nella vita, ho affrontato ogni cosa, ho lottato, ho proseguito... Sono convinto che le mie opere resteranno.
[...]
Diciamo che c'è un interesse verso l'altro che non si esaurisce solo con la presenza. E sempre rispetto alla Sicilia, nella sua opera, la notte non esclude il giorno. Di che cosa si tratta?
Aspetto la mia stella e la soddisfazione di avere dato qualcosa agli uomini. Ho la convinzione, anzi la certezza, che qualcosa della mia arte resterà. Il destino dell'uomo non è la distruzione. Sento che è così. Occorre che anche altri lo sappiano. Però, ciascuno deve essere anche educato, deve avere e trovare gli strumenti per educarsi. Sarebbe troppo facile giudicare il cattivo o il buono. La missione dell'artista è capire e intervenire.
(Dall'intervista di Fabiola Giancotti)
Quarta di copertina
Montevago è grande. Anzi, grandissimo. Il suo testo è senza comune misura. Senza riferimenti ideologi o mitologici. Senza precedenti. C'invita a capirlo, a intenderlo, a leggerlo.
Chi è Montevago? Lo scienziato della parola. L'anatomista della terra. Il poeta e lo scrittore del paradiso. Lo scenografo delle galassie. Il regista della civiltà dell'avvenire. In breve, il siciliano vero. L'umanità nel terzo millennio. L'amicizia come valore assoluto.
Nessuna linearità. Nessuna circolarità. E non riscontriamo, in nessuna opera, il fondo e neppure lo sfondo. niente gravità. E oltre il principio della prospettiva. Internet offre una pallida idea di questa
navigazione, le cui fondazioni sono le particolarità stesse, le logiche stesse.
L'antico, come l'originario, s'inscrive tanto nel moderno quanto nell'avvenire. E l'avvenire sta qui, in ciascuna opera, dinanzi a noi, nella sua eternità. Nella sua qualità, nessuna opera ripete l'altra, nessuna opera concorre al circolo. Questo turismo intergalattico non pone dinanzi nessuna opposizione gnostica fra la solarità e l'oscurità, che non si rappresentano come un bivio, come il regno del nord e il regno
del sud, come la sommità e l'abisso, come il positivo e il negativo.
Orfeo, Enea, Dante Alighieri. Montevago non propone nessuna discesa agli inferi, nessuno spettacolo
dell'Acheronte, nessuna profondità animale.
Il cielo è già l'equilibrio originario, il due, l'inconciliabile, l'inferno e il superno, la relazione da
cui procede il viaggio.
Montevago trae l'estrema lezione di Colono e del Golgota: il trauma della terra fa l'anatomia del paradiso. E non c'è più sistema. L'anatomia della terra segna il ritmo delle galassie. Impossibile vedere o immaginare le galassie. Impossibile saperne qualcosa. Ciascuna opera ritrova l'infinito delle galassie
su cui si staglia l'anatomia della terra. Il tempo. Nella sua eternità. Nell'eternità dell'avvenire.
ARMANDO VERDIGLIONE, Preambolo
Armando Verdiglione intervista Montevago
Fabiola Giancotti intervista Montevago
OPERE 1960-1999
Strati di cielo e di terra
Palinsesto
La città sul vulcano
Characteristica
Le dimensioni
Costellazioni
Tipografia
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