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La salute perfetta. Critica di una nuova utopia
Lucien Sfez
La salute perfetta. Critica di una nuova utopia
Anno: 1999
Pagine: 492
Prezzo: € 20,66
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura: cartonato con sovraccoperta

Collana: l'alingua
ISBN: 9788877705389

Estratto del libro
In occasione dell'uscita di questo libro, all'inizio di ottobre del 1995, avevo tenuto alcune conferenze per garantirne la promozione. Raccontavo in particolare la storia di un'amica californiana la quale, senza accusare il minimo sintomo e soltanto perché sua madre aveva avuto qualche problema a questi organi, si era fatta togliere le ovaie a titolo precauzionale. Quando la feci partecipe della mia sorpresa, dicendole che in Europa un medico non avrebbe mai fatto una cosa simile, rispose all'istante: "Ho dovuto trattare con il mio medico; mi hanno fatto promettere che, se mi avessero tolto le ovaie, non mi sarei fatta togliere i seni".
Scoprii in quell'occasione che la pratica di asportazione preventiva di seni e ovaie era frequente in California nel 1992. Raccontavo questo e altri episodi davanti a un pubblico stupefatto e incredulo. Volevano credermi, visto che sono un professore, eppure... Non era in fondo una questione californiana, aneddotica, che si prestava a essere universalizzata?
La risposta venne presto, molto prima del previsto. Meno di tre mesi dopo l'uscita del mio libro in Francia, la rivista "Nature" rivelò che un congresso internazionale di cancerologia consigliava in modo fermo e preciso alle donne che avessero uno degli ascendenti con un problema alle ovaie o al seno di farseli togliere ("Le Monde", 21 dicembre 1995). Tra le pratiche californiane (negli Stati Uniti la California è definita l'America dell'America) nel 1992 e la dichiarazione del congresso di cancerologia erano passati soltanto tre anni. Tre anni perché le pratiche locali divenissero universali per decisione della scienza. Così si profila il processo dell'utopia tecnologica ampiamente descritta in questo libro.
Un'altra tesi riguardo al contenuto di questa utopia. Nella mia inchiesta americana e giapponese constatavo come le utopie biologiche (purificazione della terra Gaia da tutte le forme di inquinamento) non fossero più separate ma costituissero un'unica utopia. L'utopia era ormai nell'interfaccia tra biologia e ecologia e si presentava già come un'eco‑bio‑religione. In molti casi la malattia, o anche soltanto il disagio, erano già trattati come conseguenza dell'interazione tra l'individuo e l'ambiente.
Dopo il 1995 questa idea ha preso sempre più piede. La prima pagina dei quotidiani e dei settimanali veniva fatta spesso su questa interfaccia, nello stesso tempo in cui dibattiti legislativi e dispositivi governativi si sviluppavano in molti governi europei per proteggere le popolazioni dagli aspetti pericolosi. Le cose vanno ancora più veloci di quanto potessi immaginare.
Su un altro punto, invece, le cose seguono un itinerario normale. Nel 1995 avevo annunciato che la figura simbolica della "salute perfetta" sarebbe succeduta a quella della comunicazione. La figura simbolica della comunicazione, portatrice di un forte legame sociale dovuto alle virtù della tecnologia e della comunicazione, sembrava già superata e teneva soltanto per la sua aporia: "le autostrade della comunicazione". Certamente, affermavo che la comunicazione non è morta: è la sua favola che è tramontata. Le realtà della comunicazione, dicevo ancora, restano nella sua economia, nelle sue reti strategiche e finanziarie, nelle sue pratiche nell'impresa, nei media, nella pubblicità, ma la sua efficacia simbolica è diminuita, perché ciascuna immagine simbolica si degrada.
Si percepiva già quali sarebbero stati gli elementi che sarebbero sopravvissuti nella nuova figura in formazione: il virtuale, la simulazione, la creazione di esseri elettronici, nuovi semidei che, come vedremo, giocano un ruolo centrale nella "salute perfetta"; figure tecnologiche ricentrate intorno ai corpi, corpi umani e corpi del pianeta confusi tra loro.
Oggi, le due figure coesistono, ancora per qualche tempo, simultaneamente. Non basta premere un bottone perché una sostituisca l'altra...
Quarta di copertina
Con un arioso viaggio attraverso le differenti concezioni del corpo e della natura proprie dell'Europa, del Giappone e degli Stati Uniti, Lucien Sfez illustra quale orizzonte si apre all'umanità del Duemila. La salute perfetta. Ma questa, anziché coronare il sogno più ambizioso dell'uomo, sembra porsi come un mero obbligo, per ciascuno e per i suoi discendenti, nel teatro di una medicina "predittiva", che pretende di direi, prima ancora della nascita, come saremo e cosa dovremo diventare. Dove la libertà? Fin dove la scelta?
L'ideologia della "salute perfetta", come purificazione generale dell'uomo e del pianeta, si presenta con tutti i caratteri dell'utopia e, come tale, Lucien Sfez la analizza inquadrandola in un discorso scientifico‑culturale di grande interesse. In particolare, leggeremo la dettagliata storia del Progetto Genoma, sulla cartografia e il sequenziamento del genoma umano; quella del Progetto Biosfera II, riproduzione della vita su Biosfera I, la Terra, e, infine, ci accosteremo all'Artificial life, l'imitazione elettronica della vita, con tutte le ideologie che vi si associano e che elaborano sotterraneamente l'immaginario contemporaneo.
Un libro inquietante, da discutere. Un libro necessario.
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