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Memoria e avvenire della Russia
Aleksandr Jakovlev
Memoria e avvenire della Russia
Anno: 2002
Pagine: 430
Prezzo: € 35,00
Dimensioni: cm 14,0x21,5
Legatura: cartonato con sovraccoperta

Collana: l'alingua
ISBN: 9788877705976

I verbali, gli interventi politici e gli articoli a stampa: il dossier completo dell'inventore della "perestrojka"

Un libro che oggi più che mai diventa testimonianza e contributo alla verità storica del recente passato russo. Attraverso le lettere a Cernenko, Andropov, Gorbačev, fino a Putin ed Eltsin, Jakovlev, in veste di collaboratore e presidente del Partito Socialdemocratico Russo, sollecita una trasformazione radicale della società russa verso il liberalismo, promuovendo la libertà di parola. E proprio queste istanze significheranno per l'uomo politico, già nel 1991, l'espulsione dal PCUS.
Tutti i documenti riservati qui raccolti (compresi i verbali del tribunale che decretò il suo allontanamento dal partito) contribuiscono a darci il ritratto di un'epoca.
Jakovlev, l'architetto dell'apertura all'Occidente e della rivoluzione nella comunicazione, ha cambiato di fatto l'immagine del suo paese, avviando il coraggioso progetto di "Fondazione Democrazia", per raccogliere da ogni parte della Russia documenti, lettere, testimonianze delle vittime delle repressioni politiche, la cui pubblicazione in lingua russa è stata avviata in tempi recenti.
Estratto del libro
In questi allegati figurano soltanto le relazioni, i documenti e i carteggi che riflettono la mia personale interpretazione del cammino che ha portato la Russia a imboccare i binari di un libero sviluppo. In pratica, si tratta del mio Progetto di Riforma, così come lo intendevo io. Molti punti di questo progetto sono divenuti realtà, e ne sono lieto. Altri sono rimasti disattesi dai leader dello stato. Non sono nemmeno certo che Gorbaciov e Eltsin abbiano letto tutte le mie proposte, i miei moniti e le mie valutazioni: entrambi però sapevano bene quale fosse il mio parere sugli uni o gli altri avvenimenti. Ammetto d'essermi compiaciuto che entrambi concordassero con alcuni dei miei ragionamenti, pur sapendo per esperienza che ben poco si sarebbe fatto in concreto.
Ho tentato di mettere sull'avviso Gorbaciov dell'incombente rivolta dei militari, e Eltsin della controrivoluzione dei burocrati, l'una verificatasi, l'altra in corso. Ma mi guardo bene dal rimproverare loro di quant'è successo. La colpa è in noi. Siamo noi che ci lasciamo tenacemente attrarre dall'abisso.
(Dalla Prefazione all'edizione russa)
Quarta di copertina
L'inerzia della società è tragica. E non si tratta solo del fatto che dietro la tenace voglia di salvaguardare i dogmi defunti del passato vi sono interessi concreti: evidenti soprattutto nel settore economico‑militare. Purtroppo, la fortezza più inespugnabile dell'uomo è la sua testa. E l'inerzia della coscienza è stupefacente. [...]. Nello scorso secolo, il mondo cristiano ha vissuto tre guerre: la prima e la seconda guerra mondiale e la guerra fredda. Il mondo cristiano ha trovato il modo di distruggere se stesso.
Pareva ovvio a tutti che con la perestrojka fosse finita anche la guerra fredda. Ma l'inerzia – maledetta inerzia! – perdura. Ed ecco di nuovo i contrasti, le manovre psicologiche attinte dal forziere della guerra fredda, ecco di nuovo la lotta per le sfere d'influenza, di nuovo le condizioni per alimentare il terrorismo. La sfiducia reciproca non demorde. Dicono bene i russi: finché il tuono non romba, il contadino non si fa il segno della croce. E sembra che ciò non riguardi solo la Russia. Il tuono è rombato negli Stati Uniti l'11 settembre 2001. È la tragedia più grande del nuovo secolo, ma non l'unica azione nefasta dei terroristi. Anche prima si distruggevano edifici, si dirottavano aerei, si ammazzava la gente. Ma tutto ciò rientrava nel contesto abituale della guerra fredda e delle tragiche fatalità. Ho accolto con profonda soddisfazione la notizia che il mio paese è entrato senza esitazione nella coalizione antiterroristica mondiale.
Vedere finalmente la mia patria non in opposizione alla civiltà europea, ma al suo fianco, ha generato in me grandi speranze. [...] Mantenerci uniti e impedire che una qualsiasi futile ragione sconfigga un grande scopo è il compito, di portata storica, che ci attende. Dobbiamo perseguirlo con estrema fermezza.
(A. Jakovlev, dalla Prefazione all'edizione italiana)
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