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Trionfi d'inverno
Giorgio Bàrberi Squarotti
Trionfi d'inverno
Anno: 2003
Pagine: 165
Prezzo: € 20,00

Collana: Collana di poesia
ISBN: 9788877706225

Estratto del libro
Nomina sunt

I moderni pretendono che esistano
parole senza che vi corrisponda
niente, né cosa né concetti o ombre
anche labili del cuore o della mente,
e per questo scompongono le sillabe,
sul foglio bianco disperdono le lettere,
i suoni dissipano nel vuoto del cielo,
perché non si corra il pericolo che anche il nulla
sia un ente, esista, se appena si volta
un angolo incontri il vuoto
che di qualcosa o di qualcuno fu la forma
o sarà, dài un nome allora, ti risponde,
e sognare il dolore è forse meno
angoscioso che viverlo, e che fu
dire, solo un'immagine dissolta
alla luce dell'alba, anche se ancora
il respiro è affannato e il cuore trema;
ed è più immaginaria la ragazza
che ti visita in qualche crepuscolo d'inverno,
prima che il tempo abbia ripreso a volgersi,
o quella che una volta hai visto ferma,
in attesa del suo destino alla fermata
del tram? Tutto che è nominato, dopo,
esiste, lo vedi intorno, lo riconosci
non più idea ma vita o morte o quieta dissipazione
dei semi infiniti dell'essenza,
sia albero che ha le radici in cielo e i frutti
sepolti sotto metri di terra, sia drago
che viene a leccarti la mano se gli porge
un po' di cibo d'aria, sia titolo di libro,
quaestio quodlibetalis, cenno o corpo
che si offra felice a chi lo veda,
l'abito è vuoto, appena ho pronunciato
un nome fra quelli che non conosco oppure
conosco troppo bene perché possa sperare
altro che il gioco di sillabe, e quanta
collera, quanta acqua, quante nuvole
di fronte al piatto piano senza luce,
al cielo sempre sereno allo specchio
di brame senza fine, e c'è il rischio, al termine
di tutto, che, se pronunci quel nome, ecco
ti appaia in una mandorla d'azzurro
e in mano tiene un libro, qualche pagina
ne legge, ogni tanto, poi alza gli occhi
e fissa l'orizzonte da cui sembra
che non sorga proprio nulla oppure il volto
ironico di Dio.
Quarta di copertina
"Oggi imperano la scienza e la tecnologia, oggi la scuola s'impoverisce, ma la poesia resiste e dura, nelle sue infinite varietà e nei suoi generi, anche in quelli desueti. I versi che ho scritto negli ultimi quattro anni vogliono rappresentare sia la bellezza della vita nei paesaggi, nelle stagioni, sopra tutto nei corpi giovani, sia la fiducia e la fede nel Dio che il tutto ha creato. Ma sono anche la protesta e la negazione dell'orrore e della vanità della storia, che ripete stoltamente le vicende di potere, di violenza, di oppressione, di crudeltà, di sanguinosi trionfi. Per questo insisto a comporre testi congiunti di entusiasmo e di malinconia, per il rinnovarsi continuo dell'esistenza e per la consapevolezza della fragilità, ormai, del mio tempo". (Giorgio Bárberi Squarotti)
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