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I beni culturali. Testimonianza materiale di civiltà
Roberto Cecchi
I beni culturali. Testimonianza materiale di civiltà
Anno: 2006
Pagine: 236
Prezzo: € 18,00
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura:

Collana: Università internazionale del secondo rinascimento
ISBN: 9788877707420

Echi dal web
I beni culturali. Testimonianza materiale di civiltà (file video su arcoiris.tv)

Estratto del libro
Non c'è contraddizione o conflitto tra progetto e manutenzione. Anche perché il primo si colloca nel mondo delle idee e il secondo in quello delle azioni. Con questa contrapposizione volutamente ambigua intendo porre il problema della capacità dell'Amministrazione dei Beni Culturali di realizzare i grandi progetti di valorizzazione del suo patrimonio, rispetto alle capacità che ha indubbiamente sviluppato in modo più efficace per la conservazione dell'esistente, mettendo a punto metodi che hanno avuto il merito di farsi riconoscere anche sul piano internazionale, raggiungendo risultati sul piano scientifico che nessun altro paese al mondo è riuscito ad eguagliare.
Al contrario, per i "grandi progetti" non è successo altrettanto.
La situazione rappresentata dalla Commissione Franceschini per i musei statali non è stata affrontata con la stessa determinazione e competenza con cui si è operato per la conservazione del patrimonio culturale diffuso. Chiese, palazzi, affreschi, dipinti hanno goduto e godono di un'attenzione minuta che consente di ottenere considerevoli livelli di copertura del territorio. Per i musei, e più in generale per i grandi progetti, l'Amministrazione dei Beni culturali ha incontrato serie difficoltà a dotarsi di strumenti
adeguati.
È un male che affligge diversi ambiti del governo del Paese,che si ripete in tutti i settori per cui si annunciano programmi e progetti e poi si realizza ben poco. Con effetti pesanti per il progresso della collettività. Non si realizzano opere infrastrutturali, non s'investono le risorse disponibili (abbiamo residui passivi di migliaia di miliardi) e dunque non si crea occupazione ad alcun livello.
Se dovessi fare un articolo di giornale, la notizia da dare sarebbe che siamo molto attivi ed efficienti nelle piccole trasformazioni del territorio, fino alla piaga dell'abusivismo diffuso, ma non siamo capaci di portare a termine le grandi opere. Questo stato di cose ha coinvolto inevitabilmente anche il mondo dei beni culturali e in particolare quel grande settore rappresentato dalle strutture museali.
Cos'è che non sappiamo più fare? Perché non si riesce a decidere? Cos'è che frena? Quali sono le ricette per uscire da tutto questo?
Quarta di copertina

Sul finire del IV secolo, gli imperatori Valentiniano, Valente, Graziano, Arcadio e Onorio promulgarono editti per assicurare esenzioni o rimborsi, fino a un terzo delle tasse dovute, per quelle città che avessero messo mano alla conservazione degli edifici pubblici e, in particolare, di fortificazioni e terme. Eppure oggi, a leggere le cronache, soprattutto quelle di casa nostra, se ne sentono di tutti i colori sul patrimonio culturale. Sfigurato, svenduto, scempiato. Ma, soprattutto, mal tutelato. Chi dovrebbe proteggerlo fa tutt'altro. È connivente con la speculazione, lascia che si facciano le peggiori cose senza muover foglia, senza impegnarsi, senza denunciare. Sotto accusa sono il ministero, le soprintendenze, i loro funzionari, l'organizzazione della tutela. Chi ha ragione? [...]. Per capire qual è lo stato dell'arte non ci sono scorciatoie. Bisogna avere la pazienza di andare per i viottoli tortuosi della conoscenza, comprendere gli eventi, collocarli in un contesto. Bisogna partire da dove si sono soffermati altri, quelli che hanno avuto la determinazione e la pazienza di fare un'analisi della situazione italiana e capire che cos'è successo [...].
(Roberto Cecchi)

In Appendice, documenti preziosi, praticamente inediti o introvabili: La relazione della Commissione d'indagine (documenti della Commissione Franceschini, 1967); la Carta del Restauro del 1972 integrata con quella del 1965; la Convenzione Europea del Paesaggio del 2000.

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