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Il restauro
Roberto Cecchi
Il restauro
Anno: 2008
Pagine: 290
Prezzo: € 18,00
Dimensioni: cm 14,0x21,5
Legatura: cartonato con sovraccoperta

Collana: Università internazionale del secondo rinascimento
ISBN: 9788877708380
Contributi di: Alberico Barbiano di Belgiojoso, Alberto Artioli, Aldo Trione, Alessandra Guerra, Amerigo Restucci, Angelo Mazza, Anna Maria Iannucci, Anna Spadafora, Arianna Silvestrini, Armando Verdiglione, Attilio Maurano, Augusto Cagnardi, Carlo Sini, Cesare De Michelis, Claudio Gibertoni, Claudio Strinati, Cristina Acidini Luchinat, Cristina Frua De Angeli, Daniele Sitta, Davide Banzato, Enrico Guglielmo, Francesca Bruni, Gianantonio Collaoni, Gianni Verga, Giorgio Bellavitis, Giorgio Pighi, Giovanni Carbonara, Giovanni Chiarini, Giovanni Gozzini, Giuseppe Cappochin, Guido Marchetti, Howard Burns, Leonardo Domenici, Lorella Bressanello, Luigi Rosso, Maddalena Ragni, Marco Cammelli, Maria Antonietta Viero, Mario Bagnara, Massimo Ricci Maccarini, Michele D'Elia, Michele Marin, Michele Porcari, Nadia Qualarsa, Omar Monestier, Pasquale Bruno Malara, Pierluigi Alessandri
Estratto del libro
Parlare di restauro, oggi, significa parlare di un mondo che ha attenzione per il passato e opera con cura per la trasmissione di quei valori. In qualche modo, indica la maniera d'intendere il nostro rapporto con la storia, anche al di là del singolo bene. Infatti, l'idea di restauro, il concetto di tutela si fanno sempre più ampi, tanto da guardare verso il territorio, al di là del singolo oggetto.
E qui ci soccorrono, oltre all'esperienza del quotidiano, la sensibilità e l'affetto per il nostro patrimonio culturale manifestati da uno studioso come André Chastel, che, in un bello scritto di storia dell'arte italiana del 1980, si fa parte di questa visione: "In Italia la città con il suo potere di assetto può spostarsi verso la campagna. Come spiegare altrimenti l'ammirabile disposizione del paesaggio e la relazione tra operare artistico e opere di utilità, e perfino gli strumenti meccanici, che si notano ovunque in questo paese di idraulici, costruttori di ponti e dighe, botanici e inventori di giardini".
Ricordo che l'incipit del mio volume prendeva spunto da una visione che nasceva al di fuori del nostro paese: si trattava di un articolo dell"'Economist" del 26 novembre 2005, dal titolo "Addio dolce vita. A survey of Italy", che era stato visto come un'inchiesta spietata sul nostro paese,
dalla quale non si salvava nulla, né la parte economica né la parte amministrativa né quella sociale, se non il patrimonio culturale. In quel panorama desolante, restava miracolosamente intatto solo quello e, usando espressioni come the countryside is stunning, the historic cities beautiful, the cultural treasures amazing, si riconosceva implicitamente al nostro paese la capacità di svolgere un'adeguata attività di tutela e di conservazione. L'esatto contrario di quello che si diceva e si dice da noi, dove è facile sentire parlare di patrimonio svenduto, di cattiva tutela, di difficoltà di gestione.


Quarta di copertina
Un libro come ci voleva, che convoca governanti e funzionari, intellettuali e storici dell'arte, cittadini e studiosi, giornalisti e accademici, donne e uomini che amino l'Italia, deplora ideologie, personalismi, pigrizia, conformismo, ipocrisie, ma non fa tabula rasa, non denuncia, non distrugge: lascia a ciascuno, intera, la propria responsabilità. E fornisce gli strumenti per proseguire sul cammino delle riforme, dei grandi progetti e delle attuazioni quotidiane, nella strada della politica vera, la politica della cultura e dell'arte. E fornisce dati, numeri, carte, documenti inediti e introvabili.
Un materiale prezioso che è ormai alla lettura di ciascuno di noi, sicché nessuno debba sentirsi escluso, nessuno possa adagiarsi nel motto "lamentarsi è bene, accontentarsi è meglio", e delegare, delegare. Delegare la salute, delegare la cultura e 1'arte, delegare la vita.
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