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Contro ogni speranza. 22 anni nel gulag delle Americhe dal fondo delle carceri di Fidel Castro
Armando Valladares
Contro ogni speranza. 22 anni nel gulag delle Americhe dal fondo delle carceri di Fidel Castro
Anno: 2007
Pagine: 400
Prezzo: € 25,00
Dimensioni: cm 15,5x23,5
Legatura: cartonato con sovraccoperta

Collana: l'alingua
ISBN: 9788877708076

Echi dal Web
Contro ogni speranza ("mangialibri.com")
Armando Valladares (da "Rai Radio 1 - Zapping")

Estratto del libro
Aprii gli occhi al freddo contatto della canna sulla fronte: intorno al mio letto c'erano tre uomini armati. Uno di loro mi premeva la testa sul cuscino con il mitra.
«Dov'è la pistola? », chiese il più anziano, un uomo magro con i capelli bianchi. Avrei scoperto in seguito che questo agente della polizia politica di Castro aveva servito anche sotto il dittatore Batista.
Era stata mia madre a farli entrare. La mia camera era in fondo al corridoio, io ero immerso in un sonno pesante, faceva freddo e non li avevo sentiti suonare.
Quello del mitra continuava a premermi la fronte con la canna. Un altro infilò la mano sotto il cuscino, alla ricerca della pistola immaginaria. Quindi il vecchio mi disse di vestirmi e di seguirli. In salotto, un quarto poliziotto teneva d'occhio mia madre e mia sorella.
Dovetti vestirmi davanti a loro. Quando feci l'atto di aprire l'armadio, uno degli agenti mi precedette, aprendo lui stesso la porta e scostando le grucce a una a una; poi ispezionò rapidamente l'interno. Iniziai a vestirmi sotto i loro sguardi attenti. Mi sembravano più rilassati, ora, meno nervosi. Questi agenti ricevono l'ordine di arrestare un cittadino, senza sapere chi sia né il motivo dell'arresto. Di regola gli si dice che è pericolosissimo e armato. Adesso sapevano che non ero armato. Non lo ero mai stato. Per tranquillizzare mia madre e mia sorella, dissi loro che si trattava certamente di un errore, dato che non avevo commesso alcun delitto.
A quel tempo ero un funzionario del governo rivoluzionario presso la Cassa di Risparmio Postale, dipendente dal ministero delle Comunicazioni, e tale incarico ufficiale lo dovevo in gran parte al fatto di essere uno studente universitario.
La perquisizione fu lunga e minuziosa: durò quasi quattro ore, durante le quali frugarono ogni angolo della casa; aprirono i fiaschi, sfogliarono i libri pagina per pagina, svuotarono i tubetti del dentifricio, guardarono pure il motore del frigorifero e i materassi...
Quarta di copertina

Armando Valladares scontò ventidue anni nelle disumane carceri politiche di Fidel Castro soltanto per avere espresso le sue idee contrarie al marxismo‑leninismo.
Prigioniero ribelle, di profonde convinzioni cristiane e democratiche, rifiutò i piani di riabilitazione del regime comunista. Questo gli costò brutali rappresaglie, isolamento e manganellate. Anche la famiglia subì persecuzioni. Gli furono negati gli alimenti per quarantasei giorni allo scopo d'infrangere la sua resistenza. Finì sulla sedia a rotelle e ci rimase per otto anni.
Amnesty International lo prese in adozione come prisionero de conciencia. Governanti, intellettuali e stampa di tutte le parti del mondo occidentale chiesero la sua libertà. Soltanto nel 1982 il presidente francese François Mitterrand riuscì a strappare a Castro la libertà del poeta Armando Valladares.
Questo libro più che un computo delle personali disavventure del valoroso autore è un vibrante racconto drammaticamente informativo sul gulag delle Americhe: le prigioni del castro‑comunismo a Cuba.

Echi di stampa
Contributi audio
Rai Radio 1 "Zapping", puntata del 31 maggio 2010



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