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Fernand Camille Emile Deligny
I bambini e il silenzio
Anno: 1980
Pagine: 159 Prezzo: € 10,33 Dimensioni: cm 17,5x11,0 Legatura: brossura Collana: Cifre ISBN: 8877700491 |
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Estratto del libro
In ogni momento si deve tornare alle carte, a quel che dovrebbero essere e non sono, in rapporto all'uso che potrebbe fame la rete. Le carte negli ultimi tempi avevano il difetto di trascrivere un evento recente; venivano fatte parlare e si mettevano sempre a raccontare le cose già successe o le cose che stavano succedendo in quel momento. Ma il vero lavoro delle carte, e qui sta la difficoltà, consiste nel riuscire a tracciare la linea errante di un monello e nell'accorgersi che questa linea errante ci sfugge, che non cogliamo affatto quale può essere il progetto del monello, nell'accorgersi cioè che le linee erranti sono magnetizzate da qualcosa.
Per poter tracciare ci vuole un periodo di permanenza: però bisogna avere vissuto accanto a un certo numero di bambini per accorgersi che hanno qualcosa in comune fra loro. Questo qualcosa in comune assume forme sorprendenti. Per una decina di loro è lo sfogliare un libro, è il far schioccare le pagine. Questo sfogliare può essere scritto, pensato e detto: quasi un nodo che ha la stessa natura della digressione in quanto anche la necessità e la causa di questa digressione ci sfuggono. Si può dire che questo nodo sia la causa, che ci sfugge, di quel che ci sfugge. Per esempio, l'attrattiva dell'acqua è un elemento comune a tutti i ragazzi autistici. E così il fatto che dinanzi a un bivio sostino e si dondolino. È un tratto comune delle linee erranti. Il termine "nodo" indica semplicemente che c'è qualcosa che attira un gran numero di linee erranti. Per esempio, a Vergèle, dietro o di fianco alla casa dove si annodano quasi tutti i tragitti consueti ci sono le rovine di un antico forno un tempo adibito alla cottura del pane. Ai monelli che vivono lì piace stare sui gradini della scala: per vedere o per essere visti? Quei gradini attirano le loro linee erranti. Anche quello è un nodo. E non si finirebbe mai di elencare i nodi: lo sono sempre l'acqua e il fuoco, oltre a tante altre cose. Cos'hanno in comune tra loro questi nodi che provocano comportamenti o gesti che ci sfuggono? Quarta di copertina
Rispetto al silenzio la nostra epoca si trova in un'interrogazione radicale. Non il requisito o il premio proposto dalle tecnologie della comunicazione né il mistero dei credenti in un’avanguardia della ragione, il silenzio si trova qui fra un miraggio e una traccia, a tessere i nodi di una storia delle origini del linguaggio.
La storia di Janmarj, il bambino autistico che vive da tredici anni a fianco di Deligny, è l'occasione per una pratica particolare: parlare la lingua delle carte, tracciare i percorsi dei bambini e poi, lungo attente analisi, accorgersi che il silenzio è strutturato, situato in un discorso. È così che tessendo senz'attesa per ciascun bambino un'esistenza differente, offrendogli l'occasione di essere un altro. Deligny si pone, lontano da ogni modellistica, alla frontiera delle istituzioni della psicologia e della pedagogia. In una scrittura di un'invenzione e di una poesia sorprendenti, Deligny avanza ipotesi teoriche che emergono oltre che da un'elaborazione personale condotta in quarant’anni di pratica a fianco dei bambini "difficili" anche da un confronto con l'elaborazione psicanalitica della questione del linguaggio. È così che tessendo senz’attesa per ciascun bambino un’esistenza differente, offrendogli l'occasione d'essere un altro, Deligny si pone, lontano da ogni modellistica, alla frontiera delle istituzioni della psicologia e della pedagogia. Questo libro non ha solo il valore di una testimonianza ma situa l’istituzione in modo differente: non come feticcio o fobia di ogni rivoluzione ma come luogo di parola. |
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