Estratto del libro
Per disegnare, dipingere, fotografare bisogna sapere e poter vedere, intravedere: dietro la realtà data a tutti (che però, è vero, è press'a poco la stessa per tutti) c'è una seconda realtà più soggettiva e quindi paradossalmente più giusta e più universale, e poi secondo la capacità di ciascuno, una terza, una quarta realtà, eccetera. Quanto più si procede nelle successive realtà, si è tanto più realisti, e cioè tanto più veri: in un senso che non è il realismo convenzionale ma quello vero. Ci sono vari gradi di verità, o varie profondità. Direi varie altezze. Ma il realismo non è la realtà! È una scuola, uno stile, una maniera. Questa facoltà di visione è una condizione necessaria ma non sufficiente. E infatti bisogna tenere conto dell'abilità, ossia dell'arte, della padronanza che dipende dal tirocinio, della possibilità manuale di ciascun artista. Tutti sono artisti, voglio dire che ciascuno è un essere spirituale e che in ciascuno l'occhio e la mano sono più o meno esercitati. Il linguaggio più o meno disinvolto: attenti a quelli che non possono parlare o che parlano difficilmente.
Quarta di copertina
Questo libro si compone di quindici litografie, incise su pietra dallo stesso Ionesco e accompagnate ciascuna da un commento. Nel lungo testo introduttivo di Ionesco si legge: «nel mio scontro maldestro con il disegno e i colori cerco di rappresentare la morte e la vita... E quanta ingenuità nei miei disegni, a far sì che i mostri siano ormai risibili, chi sa, perfino divertenti».
Strada facendo, mentre la pietra dell'incisore s'incava, la meditazione dello scrittore lo trae a riflettere intorno al sacro, alla guerra, allo scandalo della morte. Pensa agli amici scomparsi e già sorge un'immagine di donna, abbandonata, sperduta, un romanzo tragico, forse... «Vivo nell'insensata speranza di un approdo. Tento oggi una nuova strada. Ricominciare ancora e ancora. Resta da dire a che punto ci si trova, resta da disegnare a che punto ci si trova. Stati presenti seguiti da altri stati presenti senza uno sbocco diverso dal riso naturale o il riso della fede o il riso dell'incredulità, o le risa diaboliche che sono stridore, o forse le risa del povero diavolo. Nessuna pretesa di risposte, di messaggi. E d'altronde non ne ho mai dati».
Echi di stampa
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05/04/1994 - La Voce di Mantova
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29/03/1994 - Il Gazzettino
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04/02/1987 - Corriere della Sera
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19/09/1985 - La Provincia
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04/09/1985 - La Nuova Sardegna
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29/08/1985 - Il Mattino
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28/08/1985 - Reporter
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25/08/1985 - Avvenire
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24/08/1985 - Il Giornale di Milano
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23/07/1985 - Il Messaggero
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