Raccolta di articoli e commenti di psicanalisi scritti da Pierre Legendre alla fine degli anni settanta. Estratto del libro
Le mie notazioni riguardano la follia non folle, quella del Testo.
Ovvero, si tratterà del delirio sacro di cui risuoniamo' in quanto soggetti alle istituzioni.
Tratterò anche qui della manipolazione dogmatica. Con questo richiamo alla magniloquenza correzionaria rimaneggiata incessantemente da tutte le specie di legisti io intendo, secondo il disegno dei miei studi, il meccanismo per cui un'unità definita politicamente si misconosce e s'identifica in un Testo. In altri termini, i nostri sistemi di istituzioni, lavorati e non distrutti dall'organizzazione industriale, hanno vita dura quanto il loro Testo. Tra gli occidentali, ugualmente trasportati da una sauvagerie, è questo il luogo dello scritto lacerante.
Qui è questione della Legge. […]
Aprendo i solchi del Testo, dalla scienza ingenua della teocrazia fino alle proposizioni rigorosamente allucinanti della pubblicità, scopriamo quello che ordinariamente si mostra solo nei rigiri di un sapere frammentato dalla doxa accademica, autenticati da un potere e giudicati degni della modernità del XX secolo. Abbiamo a che fare con un sapere mostruosamente primitivo
che ripete qualcosa d'indistruttibile, riconducibile a una Storia che non sia esattamente quella del tempo sociale, ma un'altra, quella accerchiata dall'antropologia, per lo meno quando descrive gli universi non bianchi. Persisto nel pensare, con una riflessione analitica già suffragata dalla clinica, che la tecnocrazia industriale poggia sugli stessi fondamenti mistificanti delle altre reti istituzionali, notoriamente religiose.
Questo tipo di organizzazione tecnocratica, reso irriconoscibile perché stiamo a credere a quello che dice, funziona in realtà alla maniera umanamente divina dei grandi sistemi politico–giuridici oggi ben noti, il cui bagaglio mitologico, anziché finire fra il ciarpame, serve dappertutto la causa della riproduzione gerarchica.
Quarta di copertina
Piaccia al lettore leggere questo termine come un lapsus, come una parola che prenda il posto di quella che già stava sulla punta della lingua, sessualità. Avrei potuto scriverla anche così. Ma ho preferito fare violenza al vocabolario per cavarne un garbuglio interessante che sottolinei quella specie di confusione permanente tra sesso e testo nella trama sociale. È la stessa trama che spesso designo riferendomi alle istituzioni, significante preziosissimo per l’uso che intendiamo farne. Testualità vuole dire, quasi si forza a dire, che le istituzioni funzionano sessualmente e che quella storia di sesso è una storia di testi. Questo studio definisce precisamente la zona in cui gravitano i nostri valori dogmatici.
Possiamo tentare delle istituzioni solo per questa via, maneggiando e interpretando il gioco delle scritture. Nell'ordine dogmatico delle cose c'è posto solo per gli scritti. Un'annotazione che potrebbe sembrare banale mentre oggi, sotto l'effetto dell'indottrinamento operato dalle produzioni pubblicitarie della social science, è invece una scoperta. In fin dei conti, non dimentichiamolo, quello che fra tutti gli scritti è il più scritto, lo scritto principe difficilissimo da leggere al di là del suo uniforme imballo, è il corpo. (Pierre Legendre)
Prefazione
La questione di una religione industriale
Economizzare la religione
Il sesso della legge
La fall/ace
La dimenticanza del sesso
Il trono e l'altare sono in pericolo
Il dottore
Il diritto con tutto il suo rigore
Dove sono i nostri diritti poetici?
Il malinteso
Fare carta
Il perimetro delle scienze amministrative
Al margine del diritto delle cose
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