Un romanzo estremo come la vita

Una casa di cura ed i personaggi lì ospitati sono raccontati sotto forma di palinsesto, dove la scrittura cancellata, la controscrittura e la soprascrittura si alternano in un gioco di rimandi tra passato e presente, tra i diversi strati dell'io.

Qualcuno sostiene che questo sia un ospedale. Ma non è vero. Molti di noi lo negano recisamente. Possono dimostrare che questo non è mai stato un ospedale e attribuiscono a chi lo afferma il segreto proposito di insinuare in qualcuno di noi (nei più sprovveduti e insicuri) un senso di scoraggiamento. Ma quale ospedale? Diciamo, invece, che questa è una fortezza ai margini estremi del mondo, tra le montagne e il mare. E che noi siamo qualcosa di simile a una guarnigione trasandata e stracca. Non a caso, qui, quel che non conta sono appunto le uniformi, la disciplina, l'osservanza scrupolosa del regolamento e il rispetto degli orari. Si attribuisce questo cedimento a una guerra satura di sconfitte. Ma chi parla di ospedale sbaglia di grosso: è una pura ipotesi generata dal disarmo morale e dalla aberratio letteraria di uno scrittore decadente. Basterebbe a dimostrarlo il fatto che la sera ci riuniamo nella sala della mensa ufficiali: si discorre pacatamente del più e del meno in contubernale fraternità, si legge, si beve, si gioca a scacchi, si fuma e si scherza.

"Questo libro ha la forma di un palinsesto. La Scrittura cancellata si riferisce allo stato più profondo che temporalmente può essere collocato negli ultimi anni della guerra fascista; la soprascrittura riguarda invece i giorni che diciamo nostri e che forse non lo sono neppure più".
Come Hans Castorp nella Montagna incantata di Thomas Mann, questo romanzo ci conduce all'incontro con alcuni grandi personaggi in un singolare ospedale: i termini della vita e della morte, del possibile e dell’impossibile sono straordinariamente qui, a portata di mano.