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Jean Oury
La psicosi e il tempo
Anno: 1980
Pagine: 246 Prezzo: € 15,49 Dimensioni: cm 14,0x21,0 Legatura: Brossura Collana: l'alingua ISBN: 8877701099 |
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Estratto del libro
Sono qui raccolti in ordine cronologico alcuni testi dal '73 al '79.
È qualcosa che scava un solco, scava una ruga. Successione non improntata al caso ma a una domanda sorta da questo o quel convegno, da questo o quell'incontro. Attraversa i testi un filo il cui senso forse mi sfugge. Eppure è questo l'unico interesse per me. Il resto è schiuma che il vento disperde. Cose che si ripetono, cose da ridire, davanti al pericolo che minaccia sia la psicanalisi sia la psichiatria. E infatti, per quanto si dica, l'una non prescinde dall'altra. Nell'articolazione fra tesi e controtesi ci vuole gioco; una buona dose d'impostura garantisce una certa leggerezza, una sottigliezza. È il tentativo di traduzione di una prassi. Né teoria di una pratica né pratica di una teoria: tutt'altro registro. Tentiamo di tracciare figure, di accedere a un certo τόπος per resistere alla selezione utilitaristica che in un capitalismo generalizzato approda sempre a una divisione, a una segregazione. [...] Ogni articolo – "scritto" o trascritto da un discorso – risulta una scansione, una virgola in un'elaborazione sotterranea, quasi inconscia. Ho l'impressione che si tratti di un catalogo di "citazioni" che richiederebbero più di un commento. Da qui l'aspetto a volte allusivo, quasi una breccia aperta nel racconto, nel "detto". Per il nostro lavoro quotidiano può porsi la questione della necessità di un "referente". Mi sembra che importi non un semplice "non detto" ma qualcosa che si trami a livello del "dire". Nel dire si articolano i fenomeni di transfert, di desiderio, d'interpretazione. Questa riflessione non tende semplicemente a sottolineare la non chiusura di un discorso necessariamente aleatorio ma tenta di situare il referente a livello del Reale – la cui traduzione è "testuale" – e non in un mitico "stato di cose". È cioè il testuale quel dire che costituisce la stoffa dell'inconscio. E con il testuale abbiamo a che fare, in una sua dimensione di exsistenza cui si può accedere, sia pure per via indiretta, in una trascrizione permanente. Vorrei che questi testi mantenessero un'apertura sufficiente a indicare a chi lo vorrà un lavoro sempre da fare! Quarta di copertina
Questo libro offre un contributo di eccezionale rilievo nell'elaborazione psicanalitica delle pratiche istituzionali in ambiente psichiatrico e nella scuola. È l'analisi incessante delle strutture del collettivo a aprire spazi di parola e luoghi d'incontro tra "pazienti", infermieri, medici in cui si possa provocare e articolare una struttura di transfert nelle psicosi. Infatti. se la schizofrenia vive nel vuoto e in un tempo assoluto, occorre inventare una molteplicità di punti di transfert, per cui qualcosa si possa legare. Lungi dai rigori tradizionalisti quanto dai proclami rivoluzionari, l'esperienza di psicoterapia istituzionale di questo libro ci dà ampie testimonianze, avanza un approccio inedito alle psicosi attraverso la tessitura di una struttura simbolica che passa attraverso una rete di appuntamenti: riunioni di gruppo, assemblee, gruppi di psicoterapia, incontri individuali in cui la funzione del tempo scandisce l'intervallo di una pratica di linguaggio in cui si possano costruire storie diverse. Una teoria del collettivo non implica la collettivizzazione. Il caso clinico è irriducibile alla socializzazione che ne cancella l'originalità.
Questo libro offre l'occasione per un dibattito intorno alla clinica delle psicosi, nel momento in cui il fallimento della psichiatria sociale e il crescente disagio tra gli operatori psichiatrici apre un nuovo interesse per la clinica. |
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