Estratto del libro
Il problema del Collettivo... Avevo utilizzato questa parola più di venticinque anni fa, riservandomi un momento più adeguato per cercare di articolarla, di farne una teorizzazione. A quell'epoca dicevo che impiegavo quella parola in senso differente dalla sua accezione abituale [...].
Nostra meta è che un'organizzazione d'insieme possa tenere conto di un vettore di singolarità: ciascun utente dev'essere considerato, nella sua personalità, nel modo più singolare. Di qui una sorta di paradosso: insediare sistemi collettivi e al contempo preservare la dimensione di singolarità di ciascuno. In questa sorta di "biforcazione" si poneva la nozione di Collettivo.
Quarta di copertina
Questo libro di Jean Oury viene proposto in Italia per il dibattito intorno alla legge 180, intorno alla reinvenzione della psicanalisi, e intorno all'approccio, anche linguistico, alle cosiddette "psicosi". Agli antipodi della mitologia psichiatrica che regna ancora nel nostro paese e che vuole mantenere un'egemonia sulla psicologia con la "legge Ossicini", normalizzando l'inconscio e confiscando la parola, questo libro vale da testimonianza storica, teorica e pratica, procedendo dai trentacinque anni della famosa esperienza di La Borde. Vale pure da interrogazione e da progetto riguardo allo psichismo del prossimo decennio in Europa.
Prefazione di Pierre Delion
Premessa di Jean Oury
19 settembre 1984
17 ottohre
21 novembre
19 dicembre
16 gennaio 1985
20 febbraio
20 marzo
17 aprile
15 maggio
19 giugno
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