Un racconto sulla lotta armata tra mito e realtà
La figura di Mnemosine, madre delle muse e dea della memoria, aleggia in questo libro influenzandone la trama e lo stile. Mnemosine diviene qui memoria storica degli anni settanta narrata da un protagonista di primo piano della cronaca italiana. Ma si avvertono anche le muse in questa prosa scorrevole, suggestiva, in cui Fontana, brigatista condannato a 26 anni di carcere, accosta lotta armata e mitologia, raccontando l'età "dell'oro e del piombo" della nostra nazione.
Dal carcere parla al lettore di Cina e Vietnam, di Ulisse e dell'ideologia, di vincitori e vinti con la convinzione che «in nessun tempo e in nessun luogo, mai ho creduto che potessimo vincere. Per assurdo che possa apparire, non ho auspicato la nostra vittoria, giacché questa sarebbe forse divenuta la sconfitta peggiore. Trovo insopportabile la cultura dei vincitori, sempre pervasa di arroganza, del culto di se stessa e di miti predati. Provo tenerezza solo per le cause perdute, la lotta armata era tra queste». Estratto del libro
Esiste un ramo della letteratura mitologica che i realisti chiamano Storia. Qui sono miti senza tempo che pure trasmigrano nello spazio, reincarnandosi in nuove generazioni. Dal profondo di questa metafora affiora un essere umano e immutabile, occhi che proiettano immagini di storie e parole, parole, parole... Sulla punta della sua lingua vibra una lacrima di sangue che poi scivola nei sogni e precipita negli incubi, dove i miti hanno forme di donne, uomini e illusioni.
Quarta di copertina
Pesante è il retaggio dell'uccisione del padre, tanto da richiedere, nelle società dotate di memoria, il pasto totemico come appagamento delle inquietudini. Da noi, presso cui la memoria è ridotta a fuggevoli immagini, è permessa solo la nausea: nausea di chi la violenza l'ha vissuta e nausea per chi la violenza la sa solo parlare.
Quanto ho detto finora potrebbe avere generato l'idea che ci si trovi di fronte a un testo, l'ennesimo, sulla lotta armata. No, non è un libro sulla lotta armata, anche se nasce dentro il suo cuore. È un romanzo esistenziale, la cui trama si dipana attraverso miti vissuti nella loro attualità. Scrutati da una grata, i tramonti sulle Eolie hanno portato Enzo sulla rotta di Odisseo e nel cuore della tragedia: nelle pagine di questo libro scorre una poesia aspra e malinconica, segnata dalla presenza, allo stesso tempo materica e intangibile, del Fato.
Si tratta di un'opera di qualità: al lettore potrà piacere o dare fastidio, non certo lasciarlo indifferente. Enzo, infatti, al contrario di molti brigatisti che si sono improvvisati scrittori di un giorno, è scrittore vero: anche in questo, senza dubbio, è originale.
(Cecco Bellosi)
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