Scrive Giampiero Gamaleri nella prefazione: "Ci sono diverse ragioni che suggeriscono di presentare questo lavoro di Enzo Fontana 'in punta di piedi'. Innanzitutto il pregio sostanziale e anche letterario del testo. Esso costituisce, infatti, uno sviluppo di riflessioni personali e un intreccio di citazioni, sempre appropriate, capaci di 'prendere' il lettore dalla prima pagina all'ultima. Cosicché chi si trova a introdurlo può correre il rischio di costruire una sorta di diaframma o almeno di ritardo rispetto alla presa diretta che il lettore può e deve avere con un testo non comune, capace di avvincere senza tanti preamboli" . Estratto del libro
Il carcere oggi è di moda. I giornali e la televisione dedicano ampio spazio ai problemi della giustizia e dell'inconscio presunto collettivo. Ma trova conferma, generalmente, il "principio di indeterminazione di Heisenberg", per cui il sistema penitenziario rimane un mistero.
Per conoscerne di più, meglio sarebbe tornare al più umano dei regni ultramondani della Divina Commedia. Del carcere come inferno, infatti, si tratta.
Se non le ragioni fondamentali, almeno alcuni problemi vengono alla luce. Dopo la controriforma negli anni di piombo, da alcuni mesi è stata varata una discreta riforma. Se la televisione segnala che i gironi delle carceri sono troppo affollati, la stampa mette comunque in guardia dai pericoli dello sfollamento. O viceversa. La peste dell'AIDS diffonde il panico nelle bolge, tra tossicodipendenti, sodomiti e poveri diavoli.
Qualche spirito illuminato dà loro una voce.
L'opinione pubblica è mediamente e in ogni tempo forcaiola, non incline certo alla teologia della liberazione. Dubito della sua intelligenza e sensibilità alle storie di ordinaria amministrazione delle tragedie che si svolgono nelle carceri della repubblica. Questa pullula di strabici per i quali la giustizia è simmetria, sempre pronti a invocare la legge del taglione.
Le lettere ai direttori dei giornali e le interviste volanti all'uomo della strada rivelano incoscienze generalmente penose. Tutta compresa nella commedia quotidiana, la categoria opinione pubblica non si crea e non si distrugge. La si può invece veicolare. Non occorre essere esperti in "psicologia delle folle" o teorici dell'informazione per afferrare qualche verità elementare. E cioè che i mass-media hanno un potere enorme e una responsabilità anche maggiore.
Spesso gli stessi addetti all'informazione "non sanno quello che fanno", e restano attoniti e travolti dalla geometrica potenza dei segni che hanno evocato. Altri, imperdonabili, lo sanno benissimo. L'opinione pubblica può essere aizzata, blandita o rabbonita. I suoi umori linciaioli possono essere fatti lievitare, con sapienza o incoscienza. Almeno fino a un certo punto.
Quarta di copertina
Questo scritto tratta del rapporto tra carcere e massmedia. È una tesi di laurea che non è stata concepita principalmente sui libri: la prigione è stata il suo luogo di nascita, dopo un percorso 'sul campo' durato molti anni. Ai libri, che sono protesi della memoria, ho dovuto preferire una memoria certo imprecisa, ma umana e vivente.
Sino a non molto tempo fa il regime di trattamento nelle prigioni non era certo il più adatto allo studio e alla libera ricerca. Pochi libri erano concessi. e persino le copertine vengano strappate dalla censura. Oggi, generalmente, le cose sono cambiate, ma le condizioni e la prospettiva di una ricerca fatta in prigione restano tra le più disagevoli che si possano immaginare.
Nonostante l'ambiente e le difficoltà spero di non essere venuto meno a quello che era e che rimane lo spirito della mia ricerca: il desiderio di comunicare qualcosa del mondo delle prigioni e di un'esperienza. E nella comunicazione, che permane un evento singolare e irripetibile c'è davvero qualcosa di "miracoloso". (Enzo Fontana)
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