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L'ideologia francese
Bernard-Henri Lévy
L'ideologia francese
Anno: 1981
Pagine: 281
Prezzo: € 12,91
Dimensioni: cm 14,0x21,0
Legatura: brossura

Collana: l'alingua
ISBN: 8877702923

Estratto del libro
Abito uno strano paese di cui si sa ben poco, cinto com'è da un'alta cortina di brume e di favole e miraggi. Ci sto come ci stiamo tutti, irreali vagabondi, inverosimili girovaghi nel nostro deambulare alla cieca dentro una memoria devastata, disseminata di oscurità e di lidi misteriosi di silenzio. Io parlo, beninteso, e tutti parlano ai quattro venti ma in una lingua opaca che è legno o pietra, una lingua uscita da bocche chiuse e da menti assorte che paiono occupate a tessere veli fitti di rumore e sonore illusioni. Questa lingua velata è la lingua della nostra Cultura. Questa memoria a brandelli è la memoria della nostra Storia. E questo paese strano, remoto, di cui poco si sa, ultimo angolo di esotismo, avvolto nelle brume è, in una parola sola, la Francia.
[...] Ma oggi capita che io sia stanco di vivere in sogno come un allegro schizofrenico o un imbecille soddisfatto in una Francia immaginaria nella quale non mi riconosco. E siamo in molti, credo, a essere sazi di favole, di fosche amnesie e della beata buona coscienza di cui si compiacciono i mistificatori. [...] È ora di finirla. Bisogna far tacere lo stridulo ritornello. È tempo ormai di guardare la Francia in faccia.
Quarta di copertina
Che cosa sappiamo della Francia? Che cosa ci è stato raccontato dalle alte sfere dentro cui si tessono le sue gloriose canzoni di gesta? Che cosa è stato detto a me, nato tardi in questo secolo, all'indomani degli eccidi in cui la Francia rischiò di essere spazzata via? Mi è stato detto che da quei massacri, da quelle inaudite tempeste è uscita innocente e senza macchia. Mi è stato pazientemente insegnato che noi francesi fummo concepiti immacolati e miracolosamente immuni dai grandi deliri di barbarie che insanguinarono quell'epoca. Ci è stato offerto, in un clima di esultanza e di favole incantatrici, il paese dell'opulenza che avrebbe sparso nel mondo l'incenso della "Felicità", della "Libertà", dei "Diritti dell'Uomo". Il fascismo? Berlino. Lo stalinismo? Mosca. La tortura, il razzismo? Altrove, sempre altrove. Perché qui, ci veniva detto, siamo tutti figli dei Lumi, siamo il prodotto di una storia favolosa, siamo un popolo di comunardi, di dreyfusardi, di partigiani, lusinghieri araldi nel campo dell'onore. L’"ideologia francese" è come una massa, un blocco, quasi un'orrenda banchisa di testi che avanzano e vanno alla deriva ormai da un secolo alla superficie della nostra cultura. Una piaga purulenta di parole che spesso hanno assunto il peso delle cose e con il sigillo dei più degni pensatori francesi sono incessantemente stillate sulle nostre terre e ci hanno avvelenato la mente. Un ventre fecondo, abominevolmente fertile benché ostinatamente ignorato, in cui sono stati partoriti alcuni dei più cupi deliri dei nostri tempi dall'affare Dreyfus a Vichy e da Vichy a oggi. Questo parto che ho ricostruito nel concetto e nelle figure io chiamo fascismo dai colori di Francia.
(Bernard-Henri Lévy)
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