Bernard-Henri Lévy interpreta alcune opere di Piero della Francesca e di Piet Mondrian. La sua critica puntuale non tralascia probabili collimazioni e evidenti differenze. Attraverso una scelta delle opere, compiuta in base al loro valore emblematico dello stile e della poetica, Lévy giunge a scoprire punti di vista particolarmente ricchi di suggestione, senza tralasciare il riferimento oggettivo. Estratto del libro
Siete partiti da Arezzo. Avete imboccato una strada di campagna, in mezzo a vigneti e a oliveti. Siete arrivati a Borgo San Sepolcro, poi a Monterchi, un piccolo borgo, al limite fra la Toscana e l'Umbria, dove il paesaggio italiano diventa, a un tratto, meno ridente [...]. Siete arrivati fino al cimitero. In fondo al cimitero, fino alla cappella. [...] E lì, il miracolo: dall'altra parte del portale, in quel luogo remoto, oscuro, in quella chiesa di villaggio in cui vi aspettavate di trovare un umile inginocchiatoio, alcuni banchi, sicuramente una croce, il dipinto di una vergine, siete stati colpiti dallo splendore di quell'affresco. Tutto Piero della Francesca è lì. Il suo senso dello spettacolo e del teatro. Il suo gusto della simmetria. I due angeli che si corrispondono, da una parte e dall'altra del tendaggio di ermellino. L'apertura e la chiusura. L'invito e, al tempo stesso, l'interdizione a entrare. Le tinte pallide, un po' soffocate. Quel blu, sopra tutto, appena cenerognolo. Le forme, semplici. I volti, robusti. E, poi, quella pace sovrannaturale, che l'insieme della scena sprigiona.
(Bernard-Henri Lévy, Piero della Francesca)
Immaginiamo un Mondrian che smetta di dipingere a quarant'anni. Può tacere, come Duchamp. O morire, come van Gogh. Può essere un vero grande artista che, giunto nel mezzo della vita, per un motivo o per l'altro interrompe la propria avventura. Vent'anni di pittura alle spalle.
Esposizioni. Gloria. Ha scatenato polemiche. Suscitato entusiasmi. Alcune sue tele sono in circolazione. Altre, nei musei. È un pittore importante. Possiede il mestiere. [...]
Ha la sensazione, legittima, di essersi conquistato il suo posto nella storia della pittura. Ecco il tipo di composizione che, a questa età, in questo momento, può costituire la sua opera. Io non giudico, beninteso. [...] Ma Piet Mondrian ha quarant'anni. Ha dipinto decine e decine di fiori e di cagnolini. E io osservo che, nella massa, in quella lunga serie di quadri di cui allora egli andava orgoglioso, non ce n'è uno – dico, nemmeno uno – che, poco o molto, prefiguri la maniera cui noi, invece, sappiamo legato il suo nome. Mondrian è apparso. È già Mondrian. E il contrario del pittore astratto che noi conosciamo.
(Bernard-Henri Lévy, Mondrian)
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