Vladimir Maksimov affronta l'analisi di due pittori, Rublėv e Malevič: differenti per la distanza cronologica che li divide, ma anche vicini in quanto protagonisti di epoche d'inauditi sconvolgimenti. Estratto del libro
Nel figurativismo di MaleviÄ degli ultimi anni si avverte il potente influsso del suprematismo con la sua estrema laconicitą, il forte senso della forma e del colore, ma, al contempo, traspare l'influenza esercitata su di lui dalla pittura anticorussa, con la sua purezza di linee, la prospettiva cosmica e un senso approssimativo delle proporzioni.
Dai volti biblici di gran parte dei suoi contadini e contadine, trapela una veritą sconvolgente sulla sua epoca, quella veritą che i detentori delle sorti della cultura sovietica non gli hanno mai saputo perdonare. A spaventarli non era il formalismo delle nuove composizioni, ma l'assoluta mancanza di un ottimismo d'obbligo.
(Vladimir Maksimov, MaleviÄ)
Č straordinario, ma la tristezza di Rublėv non č affatto pessimistica; č la tristezza dei sogni, della speculazione, della lirica pura. La sua gioconditą č espressa nell'eccezionale senso cromatico, nel colore luminoso, pulito, lieve, quasi vibrante, nella nitidezza delle linee e nell'eleganza della composizione. Dietro l'esteriore soavitą degli angeli, traspare una forza interiore trattenuta.
Andrej Rublėv assegna alla pittura russa nuovi traguardi cromatici e li risolve nella sua opera, riuscendo a ottenere una luce singolarmente intensa. Con geniale maestria e audacia accorda colori freschi, luminosi, quasi squillanti senza mai attenuarne l'intensitą e pone al centro della composizione il colore puro, "brillante", delle pietre preziose.
(Vladimir Maksimov, Rublėv)
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