Il camaleontismo italiano è nato con l'Italia, come quello francese con la Francia, quello spagnolo con la Spagna e via travestendosi. È un'arte antica come l'uomo. L'arte di adattarsi, assimilarsi, arrangiarsi. Nella vestizione irrituale, nel camuffamento, nel travestimento, l'uomo esalta una irresistibile vocazione dell'anima e del corpo. Una vocazione che con Fregoli attinse all'arte, ma che ha sempre infervorato anche il popolo dei semplici artigiani.
Non si tratta solamente, banalmente, volgarmente, d'indossare la livrea del forte di turno, di fare il ventriloquo di chi sta parlando a voce più alta, di portare la borsa o la velina giusta al momento giusto. Si tratta anzitutto di autoconvincersi per potere recitare credibilmente, con accenti sinceri, il nuovo Rosario. Di accreditarsi con zelo presso i nuovi padroni, vincendo concorrenze spietate, schivando e infliggendo colpi bassissimi. E alla fine di trascinare nel gorgo della nuova felicità ricavata dal nuovo potere gli uomini e le donne che ci stanno attorno, fidanzate, mogli, amanti, figli, fratelli e sorelle: "perché noi, sì, che sappiamo vivere, che sappiamo come muoverei".
Altro che Fregoli. Altro che arte di Fregoli. Il camaleontismo è una scienza di massa. Ma alla folla dei fedeli possono predicarlo solo degli autentici scienziati. Gente seria, attrezzata, reduce da lunghi tirocini, da esperienze tenacemente praticate. Sono i Tarzan della foresta del potere, allenati a svettare da una liana all'altra, da un albero all'altro. E sono i Tarzan che guidano il popolo dei camaleonti che scende in piazza e in strada quando la vita di una comunità arriva a una Grande Svolta. Quando cadono gli dei.
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È accaduto e accade dappertutto. Ma forse noi, ogni volta, ci mettiamo qualcosa in più. Perché abbiamo baldanza, fantasia, genio. Da vendere. E li vendiamo.

Da Tangentopoli a Camaleontopoli. Un popolo di ex, di sopravvissuti, di riciclati si è stipato nei vagoni del rapido (o diretto?, o accelerato?), per la Seconda Repubblica.
Sono big di partito che giurano di avere incassato solo per fare fronte ai "costi della politica"; imprenditori che hanno caricato sui prodotti – e quindi sui cittadini – i surplus pagati per potere lavorare; giornalisti portaveline, non per vocazione o zelo (immaginiamoci!), ma perché "era l'unico modo per fare carriera"; intellettuali, stilisti, uomini e donne dello spettacolo, cittadini qualunque che, per convenienza, hanno fatto da corte alla vecchia classe di potere e che adesso cercano affannosamente di accreditarsi con la nuova.
Questo pamphlet monta, con una sequenza quasi cinematografica, in chiave grottesca e amara, gli sforzi per proporsi come Vittima del sistema da parte di un popolo di orfani, le parole d'ordine del vocabolario "alla Fregoli" che pazientemente coltiva, le frasi celebri delle conversioni annunciate e puntualmente effettuate.
Un Gran Ballo dei travestiti della politica. Non la Seconda Repubblica. Una Repubblica in maschera.

La caduta degli dei
Lo Stato parallelo
Associazione per delinquere
La rivolta elettronica
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Dizionario delle idee incoerenti
Il "Chi è?" del camaleontismo con pedigree
Un sistema provvisorio