Estratto del libro
Ciò che qui è offerto al lettore, come più in dettaglio è spiegato in seguito, è la parte per così dire teorica e programmatica del De umbris idearum, cioè l'introduzione a quelle che ne sono poi le applicazioni pratiche. In particolare è stata curata la riproduzione critica del testo dell'edizione originaria, cui si è affiancata una proposta di traduzione orientativa. Queste espressioni di calcolata prudenza non stupiranno certo coloro che hanno dimestichezza con i testi latini e anche volgari di Bruno, così esuberanti, ammiccanti, ricchi di sottintesi e poi intessuti di immagini allusive e allegoriche, secondo, come si è sempre detto, lo stile del tempo, ma anche secondo uno stile di pensiero che proprio nelle immagini dell'arte della memoria e nella concezione del pensiero come scrittura arcana e dipintura a suo modo geroglifica trovava il suo centro e la sua ragione essenziale. Di questo stile di pensiero, inabissatosi con l'imporsi di ciò che oggi chiamiamo la modernità, solo da poco si è ricominciato a prendere chiara nozione, grazie all'opera di studiosi di rara erudizione, acume e dottrina, cioè grazie a uno scavo storico che è ben lungi dall'essersi concluso. Ancora più lontano, ma forse non remotissimo, è il giorno in cui anche il libero pensiero teoretico potrà recuperare questa oscura regione del suo passato e potrà percorrerla e avventurarvisi, magari per scoprire che non solo dietro le riflessioni di Leibniz sulla lingua e sulla scrittura, e più in generale sulla logica, ma anche dietro le ricerche di Peirce sui "grafi" e sulla semiotica, o dietro l'ardua meditazione di Wittgenstein sulla logica della raffigurazione, stanno eredità impensate, inconsapevoli, questioni che riemergono dalla più profonda antichità del pensiero umano e dei suoi segni, per assumere, di tempo in tempo, sembianze diversissime, valenze imparagonabili, ma anche esigenze di verità che tenacemente ritornano a provocare il pensiero.
(Dalla Presentazione di Carlo Sini)
Quarta di copertina
Giordano Bruno pubblicò il De umbris idearum a Parigi nel 1582. Con questo scritto egli intendeva principalmente presentare la sua arte della memoria al re di Francia Enrico III, che aveva sentito parlare delle dottrine del filosofo italiano e delle polemiche che esse suscitavano, e se ne era vivamente interessato. L'arte della memoria, o mnemotecnica, è parte essenziale di quella sapienza magica e esoterica che caratterizza la filosofia rinascimentale. Bruno ne fa però lo strumento di una grande filosofia "solare", volta a rintracciare la "scala della natura", cioè quell"'aurea catena" che stringe in "vincoli" e "somiglianze" tutti gli esseri creati. Da qui, una sapienza che, imparando a ripercorrere per i suoi gradi intermedi l'universo delle cose, sino a toccarne gli opposti estremi, non soltanto ne memorizza l'ordine, ma ambisce affidare alla conoscenza magica poteri d'intervento sui fenomeni.
Le "ombre delle idee", cioè delle essenze che informano l'universo, sono quel fondamento neoplatonico di cui Bruno si avvale per l'elaborazione del suo pensiero originale, espresso nei Dialoghi italiani composti in immediata successione a Londra, dove il filosofo, accreditato dalle lettere di Enrico III, entrerà in contatto con la grande Elisabetta e la sua corte, suscitando anche tra i dottori di Oxford nuovi clamori, entusiastiche accoglienze e accanite ripulse.
Del De umbris idearum viene qui riproposto, tradotto e criticamente emendato, il testo originale della prima edizione parigina.
CARLO SINI, Presentazione
Edizioni e sigle del testo latino
LE OMBRE DELLE IDEE
Note alla traduzione
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