Giampiero Cantoni, imprenditore milanese, scrive in forma di diario il suo itinerario di uomo d'affari a tutto tondo. Immerso nell'economia della città, nella sua storia, nei suoi progetti, espone la sua filosofia di vita che è la filosofia di vita di chi non divide il lavoro dal proprio èthos, dalla propria storia. Estratto del libro
La parola magica di ogni nuovo governo che si rispetti è una, soprattutto: privatizzazioni. Non sfugge purtroppo alla regola l'attuale esecutivo che dall'abbandono definitivo di quello che fu chiamato lo "Stato padrone" ha quasi fatto una parola d'ordine. Troppo spesso, quando si parla di privatizzazioni, si fa una grande confusione: un garbuglio, il più delle volte creato ad arte, per nascondere precisi interessi di bottega di questo o di quel potentato economico che ha solo da guadagnare dalle privatizzazioni fatte in un certo modo piuttosto che in un altro...
Per chi ragiona in termini di liberalismo economico la parola privatizzazioni, invece, non ha nulla di magico né può essere vista come un toccasana al disastro dei conti pubblici, che invece hanno bisogno di interventi ben più strutturali, che agiscono in profondità sui meccanismi della spesa, anziché continuare a raschiare il fondo del barile delle imposte. Privatizzare significa, se il termine è correttamente inteso, far subentrare azionisti davvero privati nella proprietà di aziende e organismi fino a ieri pubblici. In questa maniera si dovrebbe innestare un circolo virtuoso che taglia gli sprechi economici di una vita d'impresa legata al carro della politica, crea reddito ed efficienza, per alimentare un capitalismo moderno. Così si offrono pure ai risparmiatori, carichi di Bot,più interessanti possibilità di investimento nel momento in cui quelle stesse aziende approdano, una volta risanate, sul mercato azionario.
Fin qui la teoria. Che da noi, purtroppo, resta tale. Perché le ultime "privatizzazioni" importanti fatte in casa hanno invece introdotto un meccanismo elusivo nella costruzione di questo pilastro di uno Stato moderno.
Che cosa è successo, infatti, nella realtà grazie alla maionese impazzita delle ultime operazioni? Che quasi sempre le azioni vendute dal Tesoro e dagli altri padroni pubblici sono state sì rese disponibili a essere comprate da questo o quel soggetto. Ma che la parte del leone, alla fine dei conti, l'hanno fatta, invece, una schiera di banche pubbliche che hanno rastrellato ingenti masse di titoli, conquistando, perciò, un peso societario rilevante nella nuova compagine.
Quarta di copertina
Questo libro è un diario di bordo dell'economia e del costume italiani di fine millennio, tenuto da una personalità unica nel panorama di questo Paese: l'Autore è infatti insieme imprenditore, banchiere, professore di economia...
Per Cantoni il denaro è come la zappa, come l'aratro. Uno strumento per vivere meglio, non un dio da adorare e a cui sacrificare l'esistenza. Semmai è il lavoro un dio cui Cantoni (e come lui la vera schiatta degli imprenditori lombardi) non può sottrarsi. Mi ricordo che una volta, durante una colazione, sorridendo Cantoni citò una frase del Vangelo. Non mi ricordavo di averla mai letta. Ed è quella che definisce Dio 'eterno lavoratore'.
Esagerato, anche lui riposò.
Ma come scrisse Piovene, e ripete Cantoni, la cultura milanese è l'unica in Italia che includa l'economia e la scienza come titolari della sacra dimora dell'alto sapere, a pari titolo se non sopra la poesia e la musica. Qui sta la radice della superiorità di Milano sul resto dello stivale, almeno quanto a civiltà del lavoro. Qui c'è la Bocconi, c'è il Politecnico, e non sono corpi separati. Non c'è divisione tra la Scala e la Fabbrica, tra un libro mastro e un libro di storia, quanto a dignità. Almeno una volta era così, in Cantoni è ancora così.
(Vittorio Feltri)
Prefazione di Vittorio Feltri
Nota di lettura
Vendite di Stato e interessi di bottega
La corruzione del Paese ci allontana sempre più dall'Europa
Le azioni sono pesanti solo per chi comanda
La strana intesa di Ciampi e Bertinotti per salvare l'Iri
Lo sviluppo riparte se si leva l'ingessatura fiscale
Nessuno al governo cura i piccoli
Il mercato respira al tramonto dei Bot
La malinconia dei consumi calanti
Meglio andare a votare che sopportare i ricatti
La prospettiva della povertà nel gran teatro d'Europa
Occupazione paralizzata nel pantano burocratico
Palazzo Chigi ha creato un baratro tra la politica e il mondo del lavoro
Ci manca solo una tassa sull'intelligenza
Il muro di Maastricht
Lavoratori di tutto il mondo, che fare?
Come rimettere in piedi il Duomo
Quei numeri pesano sul destino dei figli
Quell'unione mescola poteri forti e ideali
E i sindacati respingono la minestrina di Prodi
Le vacche grasse del governo e il buon senso delle famiglie
Eurorischio di colonizzazione
Istituzioni elefantiache ed economia da pulcini
L'abisso che separa la politica dal lavoro
Ma il lavoro non è un erbicida da limitare perché fa male
Consigli per non farsi ferire dalle tigri orientali affamate
Alle tempeste del mercato globale oppongono un castello di sabbia
Il capitalismo forte è dei piccoli
Passa da Londra la via per l'Europa
Contro le 35 ore: il lavoro non è una maledizione
Il nostro capitalismo è arrugginito
Milano offesa da Veltroni può risorgere in Europa
Quell'oro che non vale un tesoro
Perché al telefono in linea c'è Torino
La Borsa riguarda tutti, anche chi non ci mette denari
Sei consigli per l'ex Bot people
Chi va alla Banca centrale si mette in tasca l'Europa
Liberiamo le banche italiane dalla schiavitù delle fondazioni
La crisi asiatica e la frana italiana
I decreti al sonnifero d'Ulivo per addormentare i problemi
Non sarà un temporale estivo
Lo scalo dove s'imbarca la confusione
La Malpensa: un gioiello incastonato nella ruggine
La concorrenza fa bene alla scuola
Due idee per far marciare i cantieri
Tocca alla grande borghesia rilanciare il progetto Milano
Chi ha rovinato il risotto dei milanesi?
Il disgelo del capitalismo
In piazza dovrebbero scendere i maturandi
Con l'euro precipita anche l'idea di Europa
L'avventura del ciclista che non possiamo permetterci
Mibtel con il buco. Una figuraccia da terzo mondo
Diamo lavoro a quei tipi da spiaggia
Sindacati obbligatori in famiglia
Dal salotto al mercato
Ciampi come Einaudi, ma D'Alema non è De Gasperi
Le gabbie che soffocano la scuola
Internet, follia e razionalità
Cristoforo Colombo navighi, ma il Re comandi
Merito del dollaro non della sinistra
Cancellare il debito estero? Un corno (d'Africa)
Quelli del fisco sono vampiri travestiti da angioletti
E in Sicilia il governo è finito sotto un Tir
L'euroflop continua. La moneta calerà ancora per sei mesi
Dateci i polacchi invece dell'Ulivo
La lezione americana
Vuoi condividere questo libro sul tuo sito/blog?
Usa il nostro Widget!
Copia il codice da inserire nel tuo sito/blog
|