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Lavorare non stanca. Economia e vita quotidiana
Giampiero Carlo Cantoni
Lavorare non stanca. Economia e vita quotidiana
Anno: 2000
Pagine: 229
Prezzo: € 20,65
Dimensioni: cm 14,0x21,5
Legatura: cartonato con sovraccoperta

Collana: l'alingua
ISBN: 9788877705693

Giampiero Cantoni, imprenditore milanese, scrive in forma di diario il suo itinerario di uomo d'affari a tutto tondo. Immerso nell'economia della città, nella sua storia, nei suoi progetti, espone la sua filosofia di vita che è la filosofia di vita di chi non divide il lavoro dal proprio èthos, dalla propria storia.
Estratto del libro
La parola magica di ogni nuovo governo che si rispetti è una, soprattutto: privatizzazioni. Non sfugge purtroppo alla regola l'attuale esecutivo che dall'abbandono definitivo di quello che fu chiamato lo "Stato padrone" ha quasi fatto una parola d'ordine. Troppo spesso, quando si parla di privatizzazioni, si fa una grande confusione: un garbuglio, il più delle volte creato ad arte, per nascondere precisi interessi di bottega di questo o di quel potentato economico che ha solo da guadagnare dalle privatizzazioni fatte in un certo modo piuttosto che in un altro...
Per chi ragiona in termini di liberalismo economico la parola privatizzazioni, invece, non ha nulla di magico né può essere vista come un toccasana al disastro dei conti pubblici, che invece hanno bisogno di interventi ben più strutturali, che agiscono in profondità sui meccanismi della spesa, anziché continuare a raschiare il fondo del barile delle imposte. Privatizzare significa, se il termine è correttamente inteso, far subentrare azionisti davvero privati nella proprietà di aziende e organismi fino a ieri pubblici. In questa maniera si dovrebbe innestare un circolo virtuoso che taglia gli sprechi economici di una vita d'impresa legata al carro della politica, crea reddito ed efficienza, per alimentare un capitalismo moderno. Così si offrono pure ai risparmiatori, carichi di Bot,più interessanti possibilità di investimento nel momento in cui quelle stesse aziende approdano, una volta risanate, sul mercato azionario.
Fin qui la teoria. Che da noi, purtroppo, resta tale. Perché le ultime "privatizzazioni" importanti fatte in casa hanno invece introdotto un meccanismo elusivo nella costruzione di questo pilastro di uno Stato moderno.
Che cosa è successo, infatti, nella realtà grazie alla maionese impazzita delle ultime operazioni? Che quasi sempre le azioni vendute dal Tesoro e dagli altri padroni pubblici sono state sì rese disponibili a essere comprate da questo o quel soggetto. Ma che la parte del leone, alla fine dei conti, l'hanno fatta, invece, una schiera di banche pubbliche che hanno rastrellato ingenti masse di titoli, conquistando, perciò, un peso societario rilevante nella nuova compagine.
Quarta di copertina
Questo libro è un diario di bordo dell'economia e del costume italiani di fine millennio, tenuto da una personalità unica nel panorama di questo Paese: l'Autore è infatti insieme imprenditore, banchiere, professore di economia...
Per Cantoni il denaro è come la zappa, come l'aratro. Uno strumento per vivere meglio, non un dio da adorare e a cui sacrificare l'esistenza. Semmai è il lavoro un dio cui Cantoni (e come lui la vera schiatta degli imprenditori lombardi) non può sottrarsi. Mi ricordo che una volta, durante una colazione, sorridendo Cantoni citò una frase del Vangelo. Non mi ricordavo di averla mai letta. Ed è quella che definisce Dio 'eterno lavoratore'.
Esagerato, anche lui riposò.
Ma come scrisse Piovene, e ripete Cantoni, la cultura milanese è l'unica in Italia che includa l'economia e la scienza come titolari della sacra dimora dell'alto sapere, a pari titolo se non sopra la poesia e la musica. Qui sta la radice della superiorità di Milano sul resto dello stivale, almeno quanto a civiltà del lavoro. Qui c'è la Bocconi, c'è il Politecnico, e non sono corpi separati. Non c'è divisione tra la Scala e la Fabbrica, tra un libro mastro e un libro di storia, quanto a dignità. Almeno una volta era così, in Cantoni è ancora così.
(Vittorio Feltri)
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