Estratto del libro
Sulle interrelazioni tra diritto e letteratura esistono già precedenti indagini critiche, come pure vi sono raccolte di testi intorno al grande tema della giustizia, tutte di vario interesse e rilievo. L'indagine odierna – pur non ignorando quei contributi – per qualche verso se ne discosta, volta com'è a porre in evidenza i nessi tra diritto e letteratura, con specifica attenzione al problema antico e ricorrente delle egemonie e ai rischi di abusi insiti nell'esercizio del potere, nel nostro caso quello esercitato dai giudici. Il fenomeno può essere secondato dall'ambiguità dell'idea stessa di giustizia, con le connesse sue cadute e ricadute. In proposito, sono state lucidamente sottolineate le difficoltà di ordine storico, teoretico e giuridico inerenti al concetto della giustizia, dal che consegue il carattere decisamente ideologico che la sua definizione rischia fatalmente di assumere. Enrico Opocher parla di "vicissitudini intellettuali dell'idea della giustizia [...] inseparabile (come, del resto, lo dimostra la sua genesi storica che è, nell'ambito di ogni cultura, essenzialmente giudiziale) dal dissenso, dalla contesa e, insomma, dalle antinomie che la caducità umana e, quindi, per l'appunto, l'incoerenza della libertà, introduce nel mondo storico". Anche per questo, in tale incessante elaborazione di canoni interpretativi, l'intuizione e la rappresentazione artistica, e quindi i valori estetici, possono svolgere un ruolo peculiare e decisivo nei confronti di qualsiasi teoria dei valori morali e logici della giustizia...
Quarta di copertina
Saggista e polemista vigoroso, tra i protagonisti della cultura giuridica romana e nazionale, Domenico Marafioti ha denunciato con largo anticipo i guasti causati dall'egemonia giudiziaria e dagli sconfinamenti della giurisdizione, con una successione di pamphlet memorabili, i cui titoli sono divenuti proverbiali nei luoghi della giustizia e della politica.
Con questo libro, Marafioti torna su un tema dominante nella sua intera esperienza, nell'arco di mezzo secolo, e interroga pagine di saggi e di opere letterarie, riguardanti le vicissitudini e l'ambiguità dell'idea di giustizia, e quindi l'aleatorietà del giudizio e il senso originario della difesa dell'incolpato.
Da qui, l'autore muove per approcci suggestivi ai nessi tra diritto e letteratura, attraverso testimonianze di autori di spicco di opere dai risvolti "processuali", da Manzoni a von Kleist, Poe, Gide, Dürrenmatt, Kafka, Brecht, Wassermann, Sciascia. Il libro si conclude con una rassegna di testi di avvocati e di giudici scrittori del Novecento, quali Betti, Saviane, Weisberg, Troisi, Scott Turow, Mannuzzu, De Marsico, Casamayor, e altri significativi esponenti nell'inesausto filone processual‑giudiziario.
Nota dell'Autore
Sciascia, coscienza inquieta della Giustizia
Passione processuale di André Gide
Sulla concezione liberale della Giustizia
Buzzati, cronista giudiziario d'eccezione
Divagazioni sul grottesco giudiziario
Logica dei probabili e processi inverosimili
L'arte dell'investigazione in Edgar Allan Poe
Una storia di frati sequestratori
Giustizia e giustizieri
Una lampada per la Giustizia
Esemplari della letteratura della menzogna
Avvocati e giudici scrittori
‑ Difese forensi, memoria del sapere
‑ Giudici e Giustizia nel teatro di Ugo Betti
‑ Una "requisitoria" manzoniana
‑ La giustizia "teorica" di Giorgio Saviane
‑ Sull'uso mistificante della parola
‑ Dalla parte dell'inquisito
‑ Delitto e diritto: un maestro del legal thriller
‑ Un fiero polemista nel paese dei pentiti
‑ Nelle secche della procedura
‑ La stagione all'inferno di un difensore
‑ Un magistrato si cimenta nel giallo
‑ Il giudice e "le ragioni degli altri"
‑ Solitudine del giudice
‑ Casamayor, "struccatore" della Giustizia
‑ Alfredo De Marsico tra oratoria e letteratura
Postfazione di Enzo Nasso
Indice dei nomi
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